Cercavo un artista del cioccolato. Cercavo un posto accogliente dove poter mangiare bene, rilassata, coccolata, ma non oppressa. Cercavo nella jungla milanese persone che non se la tirassero pur muovendo i passi in un ambiente super top. Ho trovato tutto e l’ho trovato proprio dove non avevo mai pensato di cercare.
Credevo di voler iniziare questo post parlando di cioccolato e raccontandovi come la mia passione per tutto ciò che contenga cacao abbia origini lontanissime, quando da piccola l’unico gelato per me esistente era quello al cioccolato (con la vocina squillante e un po’ petulante dicevo sempre “Per me un cono tutto cioccolato”) e gli unici dolci che mangiavo avevano lo strettissimo vincolo di dover contenere abbondanti quantità di cioccolato, appunto.
Sono costretta a tornare sui miei passi e a raccontarvi un’esperienza e una serie di persone speciali.
Domenica 20 novembre. Niente macchine per le strade (blocco del traffico), un freddo umido che ti entra nelle ossa e una nebbia che te la spiego. In una Milano quasi spettrale la mia destinazione si chiama Four Seasons e il suo indirizzo è via Del Gesù 6/8. Al Four Seasons non ci ero mai stata, ma le premesse erano più che positive: il contatto con l’ufficio stampa per organizzare la mia visita era stato ottimo, cosa che mi aveva fatta sentire coccolata ancora prima di varcare la soglia dell’albergo. Mettici anche qualche parere di amici e conoscenti e un’idea di massima un po’ me l’ero fatta.
Arrivo in via Del Gesù infreddolita e parecchio carica. Ad accogliermi Serap Mesutoglu, reception manager dell’hotel e una delle donne più carine, disponibili e ‘fresche’ che io abbia mai incontrato. E’ stato un attimo capirsi ed entrare in sintonia e ancora meno mi è bastato per sentirmi a casa, in un posto accogliente e rilassante.
Un caffè al bar ha rotto il ghiaccio, una passeggiatina nel foyer con caminetto e divani dalle tonalità calde mi ha convinta che quella sarebbe stata una giornata indimenticabile e uno sguardo al cortile interno dell’albergo mi ha confusa: mi sembrava di essere ovunque, ma certo non a Milano. Un silenzio e una quiete impagabili, un regalo alla vista che dimentica del grigiore cittadino assapora i colori rilassanti di un posto speciale.
Quello che ancora però non vi ho detto è che al Four Seasons ci ero andata per visitare la Cave au Chocolat, una saletta de ‘Il Teatro‘ che è poi uno dei due ristoranti interni all’hotel. Sulla Cave scriverò un post nei prossimi giorni. E’ un posto speciale, fatto tutto di cioccolato, pareti comprese, e merita tutta l’attenzione di questa terra di noi golosi. Di questo spazio meraviglioso scriverò anche su fashionblabla.
Alla fine al Four Seasons ci sono rimasta più tempo di quello che avevo preventivato e, fatemelo dire, è stato comunque troppo poco. Invitata a godermi il brunch, non ho potuto (nè avrei voluto!) rifiutare.
Ho avuto il piacere (e l’onore) di conoscere Sebastiano Spriveri (Executive Sous Chef): un uomo che mi è parso parecchio concreto e pragmatico, così lontano (fortunatamente) dalle figure degli chef che purtroppo la televisione ci impone di questi tempi.
Ma la mia guida tra i meandri delle cucine e delle sale de ‘Il Teatro’ è stato Matteo Burattinello, Junior Sous Chef del reparto pasticceria, ovvero colui che ha plasmato, grazie a Sergio Mei (LO Chef), la Cave au Chocolat.
Sono entrata nelle cucine de ‘Il Teatro’, cosa che, badate bene, può fare chiunque decida di provare lì il brunch. Il banco dei piatti a base di carne, infatti, trova collocazione all’interno delle enormi cucine (pulitissime e straorganizzate). Nella foto qui sotto ci sono Marco Arlotti e Johnny Pedretti, entrambi Junior Sous Chef, che con la loro simpatia, professionalità e disponibilità mi hanno saputo presentare così bene il piccione, che senza indugi ho voluto provarlo (buonissimo!).
E i più fortunati, quelli che, per intenderci, prima arrivano e meglio alloggiano, possono approfittare dei tavoli apparecchiati all’interno delle cucine e gustare lì il proprio brunch. Io, manco a dirlo, questa possibilità non me la sono negata e per me è stato preparato un tavolo delizioso dal quale ho potuto godermi una vista che mi ha riempito occhi e cuore.
La varietà di piatti e cibi offerti per il brunch non lascia alcuno scampo a chi è a dieta. E’ impossibile non voler assaggiare un po’ di tutto, anche perchè è tutto meravigliosamente delizioso. Si procede per step: all’ingresso il banco dedicato al pane con, appunto, pane di ogni genere, focacce e chi più ne ha più ne metta.
All’interno della sala principale trovano posto rispettivamente il banco dei salumi e delle mozzarelle, quello delle uova (adoro!) e quello del pesce (supertop). Ecco… dopo aver provato quel salmone, quella ricciola, quel tonno e quello spada crudo sarà difficile, se non impossibile, tornare ad apprezzare il sushi e il sashimi dei ristoranti giapponesi.
Un passaggio in cucina, dove tra cotolette alla milanese, pollo allo spedio, piccione, ossobuco (delizioso!), parmigiana di melanzane, lasagne di carne e contorni caldi si fa il pieno di proteine, anticipa l’ingresso nel paradiso del dolce. Che si divide in due: nella Cave si sceglie tra decine di dolci a base di cioccolato (fondente, al latte, bianco, con e senza frutta secca), mentre all’ingresso, davanti al banco del pane c’è tutto il resto (e quando dico tutto il resto significa che si va dalla pastiera alle caramelle).
A tenermi compagnia Eleonora, una giovanissima cameriera di 19 anni, attentissima, professionale e sorridente. Non potevo volere di meglio.
Al termine del mio solitario quanto meraviglioso brunch domenicale, Serap mi ha accompagnata a visitare due delle camere dell’hotel: una più bella dell’altra si caratterizzano per essere accoglienti e quanto più possibile lontane dal sembrare stanze di un albergo, quanto invece camere di un’abitazione (bellissima!) (N.B. i bagni sono tutti dotati di prodotti La Prairie.. come dire: niente, ma proprio niente è lasciato al caso!).
La mia visita è finita a malincuore, suggellata però da uno (anzi due!) ottimi propositi.
Uno: tornare per la colazione e recensirla per The Breakfast Review.
Due: tornare per un aperitivo che dicono essere fantastico. A tenerti compagnia le note di un piano suonato live, le bollicine dello champagne e lo Chef che prepara piccoli manicaretti e stuzzichini degni di un happy hour milanese.
Detto fatto, me lo sono segnato in agenda: fra una quindicina di giorni, quando bar e foyer saranno addobbati per festeggiare il Natale sarò ancora lì armata di bloc notes e iPad per fermare sulla carta e immortalare digitalmente impressioni e immagini di quello che sono sicura sarà un breakfast indimenticabile. Poi, ci attrezzeremo anche per un aperitivo.
Grazie a tutto lo staff dell’albergo che ho avuto modo di conoscere ieri.
Un ringraziamento particolare a:
Serap Mesutoglu, Matteo Burattinello, Sebastiano Spriveri, Andrea Brambati ed Eleonora.