Siete mai stati in un Paese le cui abitudini alimentari fossero per voi un grande, enorme, gigantesco punto di domanda? Vi siete mai lasciati trasportare, altrove da qui, dai sapori di un’altra tradizione senza anteporre preconcetti e pregiudizi?
A me piacerebbe tantissimo poterlo fare, ma sono bloccata un po’ dalle mie allergie e un po’ dai miei gusti culinari prettamente italiani. Mangio di tutto e mi piace sperimentare, per quel che posso, ma anche quando quasi 10 anni fa sono andata a fare un giro in Cina (molto poco organizzato) non sono riuscita a schiodare le mie papille da abitudini ormai consolidate, tanto nella bocca, quanto, soprattutto, nella testa.
A farmi fare un breve e interessante viaggio nella cucina thailandese ci ha pensato Trussardi con uno speciale show cooking a quattro mani: Luigi Taglienti, executive chef del Ristorante Trussardi Alla Scala, ha ospitato Chumpol Jangprai, chef thailandese conosciutissimo in patria (e non) e responsabile di aver portato la cucina del suo paese di origine in giro per il mondo.
I due si sono scambiati ingredienti e abitudini e hanno dato vita, la scorsa settimana, a un menu degustazione unico nel suo genere: il foie gras (che a me piace moltissimo) saltato al lemongrass, Mee-Krob Thai con riduzione dolce di tamarindo e pasticcio caramellato alle spezie di Jangprai è qualcosa che credo ricorderò per un bel po’. Mai mangiato nulla di simile e nonostante fosse qualcosa lontano dai sapori a cui sono abituata è stata davvero una piacevole e fantastica scoperta.
Ovest ed Est si sono fusi scoprendo come l’uno possa utilizzare dell’altro ingredienti usuali e tipici per esaltare caratteristiche e peculiarità di piatti altrimenti proposti sempre nello stesso modo. Ottimo esempio di questo incontro è stato il falso risotto alla milanese di Taglienti preparato invece con limone, curcuma a olio al tamarindo che, a mangiarlo, sconvolge il palato: i tuoi occhi vedono zafferano e mantecatura nel Parmigiano, le tue papille gustano invece tutt’altra cosa. Peraltro ottima.
Utilizzare un ingrediente diverso dal solito e tipico di una cultura gastronomica diversa dalla nostra aprirebbe un tale ventaglio di nuove possibilità alle nostre cene casalinghe che forse nemmeno ce ne accorgiamo. Nello stesso modo, dovremmo cercare di conoscere e valorizzare quei luoghi, qui nelle nostre città, che cercano di diffondere culture culinarie diverse da quella autoctona. Senza entrare sempre nel solito sushi bar e bandendo, almeno una volta ogni tanto, quel ristorante cinese che ci illude di farci trovare la Cina in tavola, ma che in realtà non lo fa. O almeno non più.