Domenica scorsa ho fatto la valigia, ci ho messo dentro più di quel di cui avrei avuto bisogno, ma ho dimenticato lo spazzolino. Lunedì mattina mi sono svegliata, ho aspettato che Enne tornasse dalla piscina e con lui mi sono messa in macchina alla volta di Induno Olona. Se non siete di queste parti vi sembrerà un paese dal nome inventato, come l’Ornate di Virzì ne Il Capitale Umano. Se siete invece lombardi saprete, o perlomeno immaginerete, che Induno Olona è un paesello alle porte di Varese, piccolino e, credo, un po’ snobbato. Da qui parte la mia avventura e queste sono le 5 cose che ho fatto in due giorni di vacanza a un’ora da casa:
1) sono stata ospite di Villa Porro Pirelli. Induno Olona sarà anche un paesello, ma qui c’è quella che un tempo era la residenza del Conte Porro e dagli anni Cinquanta quella della famiglia Pirelli. Immaginatevi una villa Cinquecentesca con tutto quello che, nell’immaginario collettivo, una villa cinquecentesca porta con sé. Non andrete lontani. Dalla piscina panoramica, ai cortili interni, passando per una chiesetta privata (non sconsacrata) a sale con soffitto a cassettoni e pavimenti in legno originale, tutto, in quello che adesso è diventato un relais di lusso, è stato ristrutturato mantenendo l’aura dei tempi che furono.
A Villa Porro Pirelli abbiamo visitato la struttura, adattissima per eventi in grande stile, ma anche piccoli convegni o giornate di corsi professionali, così come di ricevimenti, battesimi, matrimoni, ecc. E abbiamo provato l’ebbrezza di dormire in una stanza che è quasi più grande di casa nostra, finalmente silenziosa, accogliente, sobria, ma elegante.
Abbiamo trascorso due giorni di vacanza a poco più di un’ora da casa. E’ stata un’esperienza strana, ma formativa. Io sono comasca e tra Como e Varese c’è una distanza minima. Ma mi credereste se vi dicessi che in 32 anni non ero mai stata, prima della scorsa settimana, sul Lago Maggiore? Forse no, ma, vi assicuro, è proprio così. Incredibile, ho pensato, anche vicino a dove ho abitato e a dove vivo ora, ci sono posti che vale la pena visitare. Quindi:
2) sono stata sul Lago Maggiore. Potrei parafrasare il detto facendolo diventare ‘il lago dei vicini è sempre più blu’. Ma me il mio lago (quello di Como!) piace tanto (in inverno molto poco a dire la verità) e quindi non posso certo affermare di aver preferito il Maggiore. Il paesaggio è comunque affascinante, sia su una riva, sia sull’altra. Sono stata a Laveno, a Cerro e poi prendendo il traghetto (cosa che consiglio di fare perché è una traversata breve e super carina) sono sbarcata sulla sponda di Verbania e mi sono spinta, grazie alle conoscenze della zona di Enne, fino a Pallanza. Il tempo non è stato clemente visto che non ha MAI smesso di piovere, ma la gita ha comunque avuto il suo perché. Dovrò tornarci in estate, o perlomeno in primavera.
3) ho visitato Villa Panza e la sua collezione di arte contemporanea. Tu pensi che per godere di un po’ di arte contemporanea si debba andare nelle grandi città o nei musei blasonati. E invece. E invece scopri che a Varese fino a una decina di anni fa ha vissuto uno dei collezionisti di arte contemporanea più importanti del mondo, Giuseppe Panza, appunto. Dal 1955 all’inizio degli anni 2000 Giuseppe Panza, con la moglie, ha collezionato pezzi di arte informale, espressionismo astratto, pop art, minimalismo, arte concettuale, arte ambientale, arte organica e arte monocroma (cit. Wikipedia) fino ad arrivare a una collezione di oltre 2.500 opere. Buona parte di queste (la maggior parte) sono state donate o vendute nel corso degli anni ad alcuni dei più famosi musei d’arte contemporanea di tutto il mondo permettendo di decretarne il successo e di creare delle vere e proprie collezioni.
Una vita da mecenate e da intenditore che l’ha portato a metà degli anni Novanta a donare la Villa nella quale ha vissuto la maggior parte della sua vita al FAI che l’ha aperta al pubblico dal 2001. La villa è, appunto, visitabile a fronte del pagamento di un biglietto così come la collezione permanente. Fino al prossimo novembre la Villa ospita la mostra dedicata a Robert Irwin e James Turrell di cui Giuseppe Panza è stato uno dei maggiori collezionisti.
In una delle sale viene proiettato un video che racconta, per voce di moglie, artisti e curatori, la vita da collezionista di Panza. E’ interessantissimo e offre lo spaccato di una vita da vero mecenate. Scopro, ora, di un libro Ricordi di un collezionista che credo mi procurerò.
4) ho visitato il Birrificio Poretti. Ovvero ci siamo intrufolati all’ultimo minuto, grazie alla disponibilità dell’agenzia che abbiamo contattato e della responsabile della comunicazione di Poretti. Ci siamo aggregati agli studenti del primo anno dell’Università di Pollenzo, che erano lì in visita, e abbiamo perlustrato lo stabilimento che sin dalla fine degli anni settanta dell’800 produce senza sosta la birra omonima. Gli edifici che compongono la sede di quella che ora è diventata una parte della grande famiglia Carlsberg sono riconducibili allo stile liberty che ben si mischia alla modernità di macchinari e tecnologie per la produzione della bionda.
Le linee industriali di produzione sono affascinanti: ad analizzare ogni singolo passaggio ci passerei delle ore, tante quante ne spenderei a stupirmi di quanto l’ingegneria meccanica produca risultati simili alla magia.
Oggi le birre del Birrificio Angelo Poretti (o come dicono in stabilimento le BAP) sono queste. Prodotte ormai, ovviamente, industrialmente e quindi seguendo iter (tecnologici e di ricettazione) ben precisi, queste birre sono le parenti contemporanee di un prodotto che, più di cento anni fa, era assolutamente artigianale. Motivo per cui, da Poretti, la birra artigianale non viene demonizzata, come ti aspetteresti in un qualsiasi contesto industriale, ma, anzi, ben spiegata nelle sue caratteristiche e peculiarità.
5) ho mangiato bene! Il lunedì a pranzo, assolutamente a caso, sulla strada per il Centro Commerciale Campo dei Fiori (uno dei miei clienti, ndR) ci siamo fermati all’Osteria del Filetto e Controfiletto a Barasso. Porzioni abbondanti, cucina casalinga, qualità alta. Consigliatissimo! La sera, distrutti dalle scorazzìe pomeridiane, abbiamo optato per il ristorante di Villa Porro Pirelli. Buono e con un altrettanto positivo rapporto qualità prezzo.
Varese, mi hai convinta!