La mia attuale piccola tragedia è che sono alla pari con le puntate di Scadal, ovvero che tutte quelle che lo streaming poteva mettermi a disposizione sono state da me guardate, apprezzate e ampiamente commentate con amiche e amici fan di Olivia Pope & friends. Così mi sono data a House of Cards che sempre di politica tratta, di Casa Bianca, di intrighi borderline tra sesso e potere (ma pare che le due cose, almeno lì, viaggino praticamente sullo stesso binario) e che nel suo essere unico è, appunto per questo, praticamente geniale.
È tutta colpa della TV quindi se un po’ ho cominciato a interessarmi alla politica, non tanto quanto avrei voluto o vorrei, ma sicuramente quel che basta per iniziare a leggere ciò che mi capita sotto il naso in modo cinico, ma più realistico del semplicistico qualunquismo che sembra essere parte integrante del discorso politico di casa nostra.
Alla Social Media Week, che come forse avrai capito è stata anche quest’anno una fucina di idee e ispirazioni, ho ascoltato con ammirazione e un pizzico di sana invidia Erie Meyer che, da biografia, è Executive Office of the President at the White House, Founding member at United States Digital Service e, non da ultimo, fondatrice di Tech Ladymafia, un gruppo di donne che vivono in tutto il mondo, da San Francisco a Shenzhen, in Cina, e lavorano in ambito tecnologico.
Con lei si è parlato di Open Data, ovvero di tutti quei dati che, in questo caso il Governo del suo Paese, gli USA, mettono a disposizione dei cittadini per migliorare la loro qualità di vita e per dare loro accesso a una serie di informazioni potenzialmente utili nella quotidianità. Succede anche in Italia e anche qui, a Milano.
Qui sotto trovi il video dello speech di Erie a seguito del quale sono intervenuti anche Paola Bonomo, Gianfranco Chicco, Massimo Russo e Cristina Tajani.
La vera rivelazione, per me, è stato l’interesse che mi ha suscitato la ricerca che trovi sintetizzata nelle slide qui sotto e che analizza la presenza sui social media di 5 politici italiani (Matteo Renzi, Laura Boldrini, Matteo Salvini, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi) e di 2 politici stranieri (David Cameron e Barack Obama). La ricerca è fatta di numeri, tanti, ma anche di analisi dei contenuti, considerati soprattutto a partire dalle parole chiave utilizzate.
Ti riporto anche qualche mio tweet scritto durante la presentazione tenuta da Marco Massarotto con il contributo di Luca Rovere e Marco Toscan.
Il periodo di attività analizzato è quello che andava da aprile a dicembre 2014. Qualche dato su Renzi:
Renzi è stato il politico ‘più bravo’ ad acquisire follower su Twitter da luglio a dicembre 2014 #SMWmilan
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
.@matteorenzi pubblica su Twitter tutti i giorni, sabato e domenica compresi. usa # in modo intensivo e coerente #SMWmilan
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
l’80% dei follower di @matteorenzi sono uomini. il 6% del totale è toscano: fiorentini non lo seguite il vostro ex sindaco? #SMWmilan — Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
Qualche dato invece su Obama:
i follower di @BarackObama sono mediamente 40x quelli dei politici italiani (tipo Renzi per esempio) #SMWmilan — Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
Obama acquisisce in media 45.000 follower al giorno: uno staff solo per gestire le notifiche, dice @marcomassarotto #SMWmilan — Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
i follower di Obama sono per il 65% donne, notariamente un pubblico più fedele, attento e proattivo #SMWmilan
— Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
E un solo dato su Salvini che, appunto, si commenta da sé:
.@matteosalvinimi si auto-hashtagga. e questo tweet si auto-commenta. #SMWmilan — Raffaella Amoroso (@raffaellamoroso) 27 Febbraio 2015
E intanto, mentre mi rileggo le slide e riguardo il video, penso a come sarebbe (o sarebbe stato) se la politica (e il digitale) fosse il mio lavoro :).