Boris, il protagonista di “Basta che funzioni“, il film di Woody Allen che in assoluto ho guardato più volte, disapproverebbe questo mio post. Uno dei suoi nemici giurati è il cliché, ossia quell’espressione ripetuta così tante volte e da così tante persone che finisce per fare di una parte il tutto.
20 giorni in un paese straniero non fanno di nessun essere umano al mondo un conoscitore del paese stesso, ma permettono di notare quelle cose che potrebbero, facilmente, diventare dei cliché quindi veri, anche se magari solo in parte.
Qui avevo anticipato un post più ‘lifestyle’ del mio viaggio tra Malesia, Brunei e Singapore e quindi eccomi a elencare le 5 cose che – al di là della cultura, del cibo e del mare – ti sembra definiscano questa parte di mondo:
1. L’aria condizionata non è mai troppo fredda. M A I.
Fuori fa caldo, è vero. C’è tanta di quella umidità che mi ha permesso di ridefinire il concetto di crespo credo un migliaio di volte. Ma dentro, gli hotel, i supermercati, i musei, i centri commerciali e i taxi, fa tanto tanto freddo. I malesi amano vivere come i pinguini, mi è capitato di pensare. Ed evidentemente non si ammalano e non “prendono freddo al pancino” frequentando ambienti in cui si arriva a malapena a 18 gradi quando fuori ce ne sono minimo il doppio. A Kuala Lumpur ho dovuto comprare un maglione (di cotone) perché dopo poco meno di 48 ore in Malesia avevo già capito che i 20 giorni successivi sarebbero stati un simpatico valzer di vestisti e svestiti, vestiti e svestiti e repeat.
2. La stazione dei pullman sarà sempre più bella di qualsiasi aeroporto
Pensavamo che quella di Kuala Lumpur fosse un’eccezione e invece no. In generale le stazioni dei pullman in Malesia sono belle!, sono grandi!, sono pulite!, sono piene di negozi e ristorantini!. Sarà che il mio background in merito prevede praticamente solo la stazione dei bus di Como e che quindi qualsiasi altro terminal avrebbe vinto facile, ma è chiaro che in Malesia il trasporto delle persone su gomma la fa da padrone e che di conseguenza cura e attenzione vengono messe là in quei luoghi dove tanta umanità trascorre, volente o nolente, parecchio del proprio tempo.
3. Il durian non è un frutto, è una religione
Se mi leggi avrai forse visto questo video girato mentre assaggio per la prima volta il durian, il frutto di cui le popolazioni asiatiche si nutrono con entusiasmo, mentre chi è cresciuto più a Ovest, come la sottoscritta, non può che trovarlo puzzolente al limite della legalità. Dire a un malese – ma, provato sulla mia pelle, anche a un singaporiano, che il durian beh… fa un po’ schifo, equivale a pronunciare un’eresia. Non è un caso se giovani coppie innamorate si danno appuntamento ai baracchini di durian per gustare insieme la polpa filamentosa del verde frutto spinoso. Non importa che sia vietato dalle autorità pubbliche sui mezzi di trasporto così come negli hotel sui taxi e, in generale, là dove l’odore pungente e nauseabondo potrebbe diventare così persistente da non andarsene mai: il durian è praticamente sacro e tale deve restare. Un po’ come per me il gorgonzola.
4. L’appartenenza religiosa è importante tanto quanto la convivenza di fedi diverse
A Georgetown sull’isola di Penang, in Malesia, c’è una strada che definirei una sorta di benedizione. C’è una chiesa anglicana, subito dopo una moschea, poi ancora un tempio induista e poco prima un tempio buddhista. Ci sono persone che in questi luoghi professano il loro credo, con naturalezza. O almeno così sembra. Qui, in Malesia, pare che chiunque sia libero di credere a ciò che vuole, senza giustificazioni. La maggior parte sono cittadini di religione musulmana che vivono e lavorano a stretto contatto con chi chiama il proprio dio in modo diverso. Sembra essere tutto semplice: non so se sia davvero così, ma se è vero che “perception is reality”, c’è da dire che sono decisamente anni luce più avanti di quanto lo siamo noi.
5. Bevo beverone, ergo sum
Non è raro che all’estero l’acqua sia considerata un bene quasi prezioso, sicuramente meno diffuso di altre bevande. Qui, soprattutto quando l’alcool è raro, le persone hanno le mani costantemente impegnate con giganteschi bicchieri di plastica pieni di ghiaccio (tanto, tantissimo) e succhi di frutta. Spesso hanno un colore lattiginoso, segno che oltre alla frutta hanno aggiunto latte o simili. Io me ne sono tenuta alla larga, ma pare ne vadano pazzi, forse perché sono molto dissetanti?