Sono andata al TEDxMilano la scorsa domenica. C’era un caldo primaverile e la gente girava con le gambe scoperte e il gelato in mano e una mia amica, leggendo il mio live tweeting dall’evento, mi ha chiesto che voglia avessi di scrivere così tanto in un giorno così.
Allora ho pensato che ci sono 3 cose che ho imparato al TEDxMilano (tre oltre a ciò che ho ascoltato e appuntato su Twitter, forse più per me che per chi mi seguiva) e sono queste:
- Mai giudicare un libro dalla copertina. Che in questo caso è molto più di un modo di dire visto che mi sto riferendo ad Alessandro D’Avenia, lo scrittore diventato famoso per Bianca come il latte, rossa come il sangue che è anche quel libro che ho aperto più di una volta e che mai sono riuscita a finire. Poco importa aver letto recensioni positive su questo e altri suoi romanzi: la mia relazione con D’Avenia era già stata da me gettata nel faldone “questo matrimonio non s’ha da fare”. Sbagliavo. In effetti non so se Bianca come il latte potrà piacermi, prima o poi (magari, allora, si era trattata di una debacle momentanea), ma sta di fatto che il suo talk domenica è stato wow.* Lo potrei riassumere con una sola frase “Ciò che definisce la nostra vita, è ciò che sappiamo amare”. Da allora ci penso spesso, a ciò che amo io e a come questo definisca la mia vita. E rifletto anche su quel che vedo amare dagli altri e come questo cambi, o abbia cambiato, le loro vite. In poche parole c’è un mondo e da domenica ho imparato che è proprio quel mondo l’unico che si debba guardare mentre gira.
- Tempo fa, sarà stato il 2013 o giù di lì, con alcuni colleghi del web si pensava che delle brutte slide – poco curate esteticamente, con troppo testo, poche foto, tante foto, ma orribili e così via – avessero il potere di far diventare brutta la presentazione di cui erano a supporto. Beh, che dire: forse stavamo guardando le slide delle persone sbagliate. Io stessa cerco di metterci quanta più cura possibile per realizzare delle slide esteticamente gradevoli, ma in fondo e mica troppo, so che alla fine “chi se ne frega”. Domenica le slide erano quasi tutte discutibilmente attraenti, ma nessuno credo se ne sia accorto. A chi importa che una slide sia brutta se quel che contiene è un messaggio importantissimo? Ch sta attento a un’immagine probabilmente usata millemila volte altrove se sta a supporto di qualcosa che vorresti sentire non una, non due volte, ma tutti i giorni? La risposta spero sia “a nessuno”. Intanto continuiamo a fare slide belle e perderci le nottate, quel che ci diciamo sopra poi chissà (sarcasmo).
- Mai giudicare quel che fanno gli altri, chiunque siano.
Non puoi capire. Qualsiasi cosa facciano. Come posso capire la vita di una giovane donna di 28 anni (guarda qui www.tedxmilano.it/speaker-2017 Margherita Pagani) che a poco più di 5 anni dalla laurea ha girato mezzo mondo per capire come aiutarlo, quel mondo lì? E che dopo essere tornata “qui” quell’urgenza di voler far qualcosa per gli altri è diventata una bellissima realtà? Beh, non posso. Non la capisco perché io ho fatto una scelta diversa, ma nello stesso tempo la sostengo perché se non ci fosse lei, non ci sarei io e così via.
Non so chi me lo faccia fare di rinchiudermi 8 ore in un teatro mentre fuori c’è il sole e sembra primavere e la vitamina D mi impedirebbe di prendermi dei malanni nei mesi che verranno, ma se non me lo chiedo io, è giusto che non se lo chieda nessun altro.
*Mi tocca mettere una postilla al wow perché se sei abituato – come lo sono io – a guardare i TED Talk americani quelli di noi italiani ti sembreranno un soufflé smontato: credo che negli USA facciano corsi di public speaking prima ancora di saper cantilenare l’alfabeto. Oppure sono solo bravi a teatralizzare, ironicamente, qualsiasi cosa dicano. Fatto sta che quando ascolti gli italiani, devi, appunto ascoltarli. Quanto dicono è wow, come lo dicono forse (e dico forse) un po’ meno di come lo direbbero negli USA.