Per Natale mi sono fatta un regalo, l’abbonamento annuale ai Musei dei Lombardia, una sorta di passe partout per entrare nei musei e visitare alcune delle principali mostre in programma nel corso del 2019.
Il mio (per ora unico) buon proposito di quest’anno è quindi quello di godermi almeno un museo (o una mostra) a settimana, un po’ per dare un senso al mio auto-regalo e un po’ perché quando nel 2011 ho aperto questo il blog, lo scopo era (anche) quello di dare spazio a tematiche legate all’arte, al design e al food. Se quest’ultimo è diventato sempre più protagonista della mia vita, i primi due li ho persi per strada. Ma ad andare a recuperarli si fa sempre in tempo e quindi, eccomi qui.
Pronti via, ho iniziato da La Triennale. Nulla di troppo pianificato: in biglietteria ho chiesto a quali mostre avessi accesso con l’abbonamento e di conseguenza sono entrata (FYI l’ingresso con la tessera è gratuito per tutte le esposizioni in programma). Tra quelle in corso ne ho scelte due: “A Castiglioni” e “Storie. Il Design Italiano“.
La prima è una monografica dedicata ad Achille Castiglioni in occasione del centenario dalla sua nascita, avvenuta nel 1918 a Milano, la città che l’architetto amò visceralmente, ricambiato.
La mostra è un percorso a tappe nella vita professionale di Castiglioni: un feticista delle cose, dalle sedie agli stampi per le torte; dalle lampade (sua è la famosissima Arco di Flos) alle posate; dai tavoli ai telefoni per i quali nutriva una passione quasi irrazionale tanto non solo da volerli disegnare, ma da inserirli – armonicamente – in qualsiasi suo progetto complesso come nel Palazzo della Permanente e la Camera di Commercio di Milano, ma anche nel ristorante Da Lino, all’interno del quale prevede una cabina telefonica a disposizione di chiunque avesse necessità di utilizzarla.
Ironico (“Gli oggetti devono fare compagnia“), innamorato della sua curiosità (“Se non siete curiosi lasciate perdere“), spinto verso l’innovazione, ma fortemente attaccato al minimalismo, Castiglioni ha lasciato il segno in una miriade di settori diversi, voltando le spalle alla verticalità, alla specializzazione e all’evidentemente erronea convinzione che la vera passione, nella vita, debba essere sempre e soltanto una.
400 sono state le fiere/mostre delle quali ha curato l’allestimento (su tutte viene ricordato il chiosco-birreria realizzato nel 1959 per Poretti in occasione delle Fiera Campionaria) e innumerevoli sono state le collaborazioni con le aziende, tra le quali appunto Flos, ma anche Kartell, Brionvega (vedi radio qui sotto) e B&B. Il disegno di ogni oggetto è sempre stato ispirato al suo utilizzo quotidiano, funzionale, ma anche ironico, quando possibile.
All’interno della mostra sono esposti anche alcuni dei suoi “oggetti anonimi“, oggetti di uso comune che Castiglioni collezionò a centinaia nel corso della vita. Lo attiravano per la loro forma inconsueta o per un dettaglio particolare, li portava a lezione dai suoi studenti (al Politecnico) e li accatastava nel suo studio, il covo di un uomo curioso.
Pochi passi più in là dalle sale dedicate a Castiglioni, un lungo corridoio buio ti accompagna a conoscere le storie legate ad alcuni progetti e prodotti del design italiano contemporaneo. La mostra si chiama appunto “Storie. Il Design Italiano” e raccoglie oltre 180 opere – perlopiù oggetti di uso comune – realizzate tra gli anni Venti del Novecento e il 1998.
Piccole curiosità:
- le Superga di tela bianche, basse – che io chiamo, erroneamente, con il nome del brand (Superga appunto), ma non del modello (il nome dalla scarpa è ufficialmente “la 2750“) – hanno visto la luce nel lontano 1925;
- la Graziella è del 1964 ed è frutto della collaborazione tra Teodoro Carnielli, titolare dell’azienda, e Rinaldo Donzelli, designer, che pensarono a una bici pieghevole, adatta alle necessità di una mobilità individuale sempre più libera;
- il Bacio Perugina nasce invece da un’intuizione di Luisa Spagnoli che nel 1922, per riutilizzare la granella di nocciole proveniente dagli scarti di altre lavorazioni, crea quello che ancora oggi è uno dei dolcetti-simbolo del nostro Paese;
- è stato invece Bob Noorda nel 1964 a studiare l’immagine coordinata della segnaletica della Metropolitana Milanese tanto da diventare un riferimento internazionale del design dell’informazione. Il progetto originario è stato rilavorato nel corso degli anni: ciò che vedi adesso, quindi, ha decisamente minato l’integrità dell’idea che ne stava alla base.
#1MuseoASettimana è l’hashtag che uso su Instagram e su Twitter per raccontare in tempo reale le mie visite: le Stories le trovi fissate sul mio account Instagram, subito sotto le info di profilo, nel cerchiolino che si chiama “Mostre & Musei”.
Alla prossima settimana!