Secondo una recente ricerca di McKinsey solo il 7% di 500 tra i CEO delle aziende più in vista nel panorama internazionale pensa che l’unico obiettivo aziendale debba essere il profitto a discapito di una strategia che includa propositi (anche) sociali. La sempre maggiore consapevolezza di un’azienda è convergente con quella delle persone, consumatori attenti non solo alla convenienza economica, non solo al prodotto tout court, ma anche a soprattutto a quello che ci sta dietro, ai valori e alla cultura dei quali un’organizzazione è in grado di farsi sincera portavoce.
Il “come lo fai” assume quindi un’importanza strategica ben più rilevante del “cosa fai”. Se ci sono aziende che alla luce di ciò corrono ai ripari cercando di cambiare rotta, ce ne sono tante altre che godono dei frutti delle loro scelte, fatte in tempi non sospetti e che ne hanno quindi determinato il DNA. Tra queste c’è RINGANA, un’azienda cosmetica austriaca che ha di recente inaugurato il suo nuovo campus a zero emissioni in quel di St. Johann in Stiria.
L’approccio architettonico è coerente con quello produttivo (da anni vengono infatti profusi numerosi sforzi affinché i prodotti dell’azienda nascano a impatto ambientale limitato) e con quello culturale: “abbi cura di te e degli altri” è molto più di un claim ed è infatti il pilastro filosofico su cui basa l’intera esistenza di RINGANA.
Il 2020 e la difficile condizione socio-sanitaria che l’intero Pianeta si è trovato a fronteggiare ha portato l’azienda a riflettere ancora più a fondo su umanità e naturalezza, sul cambiamento climatico, ma anche sul concetto di salute che va di pari passo col cosiddetto “wellness”, un benessere che abbraccia tanto il corpo quanto lo spirito.
La cosmesi proposta da RINGANA è frutto di un’attenta e approfondita analisi della storia della bellezza come fattore culturale: si inizia dall’Antico Egitto quando la detersione della pelle, il trucco e l’applicazione di oli a base di erbe erano una routine ad appannaggio tanto della regina (Cleopatra) quanto dei suoi sudditi. Per iniziare però a parlare di cosmesi si deve fare un balzo in avanti (intorno al 150 d.C.) e darne merito agli Antichi Greci, grandi fan delle cosiddetta “crema a freddo”, ottenuta miscelando olio d’oliva, acqua di rose e cera d’api e vero toccasana per le pelli secche. Dopo un periodo di poca naturalità (nel Rinascimento francese lavarsi con l’acqua era considerato un tabù e si camuffavano quindi gli odori corporei con lozioni e profumi), l’Illuminismo determina il ritorno a una cosmesi che oggi definiremmo organica: il diffondersi della pratica di sport all’aria aperta rese inoltre necessario pensare alle protezioni solari, creme allora composte da zinco e talco.
Prima di arrivare ai giorni nostri, mentre assistiamo quindi a un ritorno importante di ingredienti quanto più possibili naturali, non possiamo dimenticare quanto l’industrializzazione del primo Novecento abbia comportato una diffusione massiva dei prodotti cosmetici, realizzati su scala industriale (appunto) e quindi accessibili a un prezzo accettabile per il grande pubblico.
La situazione è ora in profondo cambiamento: alla necessità di naturalità si affianca la ricerca di formulazioni high tech in grado di ottimizzare il buono che c’è nella natura, rendendo quindi i prodotti altamente efficaci e, soprattutto, facili da usare.
L’approccio smart&fresh di RINGANA risponde proprio a queste nuove necessità: lo studio della pelle diventa la base sulla quale realizzare dei prodotti che siano in grado di assecondare il suo “funzionamento naturale”, ottimizzando i principi attivi degli ingredienti utilizzati.
Un esempio: il siero idratante e l’antirughe della linea Fresh sostengono il cosiddetto NMF (Natural Moisturizing Factor) rinforzando la barriera cutanea. Entrambi i prodotti, a base di idrolato di arancia e kiwi il primo e di germogli di oliva e una combinazione di acido ialuronico il secondo, sono in grado di catturare le molecole di acqua presenti nell’ambiente e metterle a disposizione della cute.