Ultimamente, e come spesso mi capita, mi ritrovo a scrivere articoli di diversa natura e in tutti, ho notato, sottolineo come oggi alcune tematiche o comportamenti siano ormai indispensabili, vuoi in un’ottica etica, vuoi, invece, da un punto di vista meramente opportunistico.
Così mentre mi ritrovo a dire che il web 2.0 non è più soltanto un’opzione e l’apprendimento esperienziale non più solo una teoria, sulle pagine di questo blog ho affermato spesso quanto l’ecosostenibilità non sia una moda, quanto invece una necessità. La pensa allo stesso modo Nespresso che ha presentato, a Milano la scorsa settimana, Ecolaboration, iI programma globale di produzione sostenibile e di responsabilità sociale che ha lo scopo di garantire l’elevata qualità del caffè, il riciclo delle capsule e la riduzione delle emissioni.
Dal 2009, anno di nascita di questa iniziativa, tutti gli attori coinvolti nella filiera produttiva di Nespresso lavorano insieme utilizzando un approccio e un metodo condiviso per migliorare le condizioni sociali delle comunità con cui l’azienda collabora e per limitare l’impatto ambientale di ogni fase del processo, dalla scelta delle materie prime fino allo smaltimento delle capsule.
In Italia Ecolaboration si sviluppa sia nella gestione dello smaltimento delle capsule usate (in tutte le boutique vengono infatti raccolte e opportunamente trattate), sia nel più delicato processo di separazione dell’alluminio dell’involucro e il caffè residuo contenuto all’interno. Mentre l’alluminio verrà rilavorato per essere riciclato, il caffè residuo diventerà compost utile a un appezzamento di terreno – individuato da Nespresso insieme all’Unione Agricoltori della Provincia di Pavia – destinato a risaia: il riso ottenuto verrà acquistato dall’azienda e sarà poi donato alla Fondazione Banco Alimentare Onlus, per essere ridistribuito a oltre 8.000 strutture caritative.