Da quando vivo a Milano (nel 2012 saranno 8 anni) l’Artigiano in Fiera (meglio conosciuta come la Fiera dell’Artigianato) mi provoca la stessa emozione della mattina di Natale quando avevo 6 anni. Luci, colori, odori e soprattutto sapori mi incantano e per quanto la visita possa essere causa di piedi gonfi, sonnolenza (non mi risparmio mai nè con cibo, nè con vino) e di una stanchezza epocale, rimane sempre una delle esperienze più piacevoli del dicembre meneghino.
Così quest’anno, complice l’esistenza di questo blog, mi sono portata a Rho Fiera anche il mio fedele iPad, nella ferrea convinzione che avrei immortalato leccornie e sfiziosità a più non posso. Sbagliavo: un po’ perchè mi sono lanciata subito in una degustazione selvaggia e un po’ perchè, bisogna dirlo, alcuni espositori storcevano un po’ il naso: “Signorina le fotografie no e bla bla” e poco serviva dire che sarebbero servite per il mio blog… la loro risposta era infatti, quasi sempre, “Ma noi abbiamo un sito…”. Ecco, bene.
Si è differenziato dalla massa un produttore di confetti che credo che quest’anno lì alla Fiera abbia fatto il botto. Quando dal suo stand ci sono passata io, all’inizio non capivo nemmeno cosa stesse vendendo: troppa gente ammassata per capirci qualcosa. Poi mi sono fatta largo e ho visto questo:
Non sono fiori, ma, appunto, confetti prodotti da La Bottega del Confetto di Sulmona. Le composizioni erano, oltrechè in vendita a prezzi decisamente popolari, anche strabilianti e di seguito riporto alcune foto che ho scattato (con Instagram).
A casa, riguardando le immagini della giornata, ho subito associato queste composizioni, che mettono allegria e che sono fatte benissimo, ai lavori di Davide Nido, un artista di Milano che collabora con alcune delle più note gallerie italiane e europee. Riporto qui sotto alcuni dei suoi lavori che per colori e tipologia di composizione ricordano tanto i confetti qui sopra.
La domanda che è sorta spontaneamente subito dopo è stata: ma allora chi è dei due l’artista? Il confettaro o il pittore? Non è banalità e neanche una provocazione, ma solo un reale dubbio. Insomma le immagini si richiamano molto e mentre una pretende di essere un’opera d’arte e di avere un valore fine a se stesso (come è in verità), l’altra invece assume valore perchè attira lo sguardo di chi deve guardare e offre il valore aggiunto di un prodotto buono, gustoso e soprattutto consumabile.
Trovandomi qui a parlare di cibo e arte risulta evidente, soprattutto dopo questa affermazione, che forse per me ha più valore il cibo di quanto ne possa avere l’arte. Confermo e sottoscrivo. Ma non perchè non creda nell’importanza dell’arte in sè, ma solo perchè così come ce la propinano ogni tanto pare un po’ difficile comprenderla e impossibile consumarla.
Una nota personale: mentre confetti ad apina e fiorellino mi infondono allegria e serenità, i lavori di Nido per quanto siano colorati, mi trasmettono quella punta di malinconia che ti ronza dentro come la zanzara all’orecchio. Forse la ‘colpa’ non è nè dei lavori, nè, tantomeno, dell’artista quanto invece dell’arte contemporanea in sè che mi lascia sempre quella nostalgia appiccicosa addosso. E forse è proprio per questo che mi piace.
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Nota a margine: molti artisti e molte gallerie hanno dei siti internet inguardabili (per la serie: siamo ancora fermi agli anni Ottanta). Passino gli artisti che molto spesso sono poveri in canna, ma le gallerie anche no. Investire nella propria immagine sul web non è un optional, è un dovere! Dovevo dirvelo.