I musical mi sono sempre piaciuti, tanto da farci una tesi (di laurea triennale), da comprare i DVD dei film musicali più (o meno) famosi e da sedermi spesso a teatro a guardarli come un bambino potrebbe assistere a uno spettacolo di magia.
Domenica scorsa al Nazionale di Milano ci ho trascinato, praticamente letteralmente, Enne. Ho pensato di fargli un regalo, ma soprattutto di farlo a me stessa e di rimettere piede a teatro dopo (troppi) anni di assenza. Prima ci andavo spesso, mica solo a vedere i musical, ma anche roba pesante, di quella che alla fine del primo atto non vuoi far altro che prendere la porta e dartela a gambe.
Avevamo visto in TV, e ci era piaciuta, una puntata speciale di Occupydeejay sulla preparazione di Best of Musical, ovvero il meglio dei musical italiani degli ultimi tempi condensato in un unico spettacolo, e in particolare del training di tre ragazzi giovanissimi, appena usciti da scuola e scelti subito dopo per far parte del gruppo di attori, cantanti e ballerini che avrebbe animato lo show. Ho approfittato di un barlume di interesse di Enne verso la sfera teatrale, per fiondarmi su Ticketone e comprare due biglietti.
Lasciando perdere la questione del posizionamento in sala (che caro il mio teatro Nazionale dovresti vergognarti a vendere posti dai quali il palco NON è visibile), Best of Musical mi è (quasi del tutto) piaciuto. Toglierei volentieri la parentesi se solo non mi ricordassi della presenza assolutamente superflua e a volte vagamente imbarazzante di Martina Colombari e della differenza di preparazione tra il cast femminile e quello maschile, dove il primo vince senza problemi a mani basse.
Ma quello che più di tutto mi ha affascinato è stato il pubblico seduto con me in sala. Dopo averlo attentamente osservato ho fatto tre, semplici, banali, riflessioni:
1) il pubblico del musical è trasversale per età e per posizionamento sociale, ma non per genere > le donne erano molte di più degli uomini;
2) il pubblico del musical ne sa a manetta su ciò che sta guardando: la maggior parte dei presenti in galleria ‘indovinava’ quale pezzo di musical gli attori stessero per recitare già dalle prime note della musica che li avrebbe accompagnati. Molto spesso i musical teatrali sono adattamenti di film musicali americani (a loro volta adattamenti di spettacoli teatrali o riadattati per il teatro successivamente): in Italia molte canzoni, conosciute generalmente nella loro versione originale e quindi interpretate in inglese, vengono invece tradotte in italiano. Io, per esempio, potrei cantarvi tutta la colonna sonora della Febbre del Sabato Sera in inglese: il pubblico (italiano) dei musical, invece, la conosce (anche) in italiano. Qualche brivido di raccapriccio e un plauso per l’impegno di aver imparato a memoria un repertorio diversamente conosciuto;
3) il pubblico del musical a teatro è esaltato da ciò che sta guardando: urla, canta, balla, applaude, esulta.. è, in qualche modo, parte integrante dello spettacolo stesso, si fa prendere ed empatizza a mille con chi sta sul palco.
Cosa (ci) manca perché questo succeda sempre e non solo con i musical?