L’arte è sempre stata, nel corso dei secoli, preda felice e consenziente del mecenatismo. E dalle sue lusinghiere grinfie non ha scampo nemmeno ai giorni nostri.
L’ultimo progetto, nato sotto la luce di questa antichissima pratica, si chiama ZegnArt e vede protagonisti, oltre all’azienda Ermenegildo Zegna, anche (e soprattutto) artisti internazionali, paesi delle cosiddette economie nascenti e ammirevoli, giovanissimi, curatori italiani.
La scorsa settimana sono stata alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa: a farne da cornice la sede dell’azienda a Milano, in via Savona, luogo in cui campeggia, all’entrata, un’enorme scultura di Pistoletto. Come dire: se il buongiorno si vede dall’ingresso, il resto della giornata sarà, quantomeno, stupefacente.
ZegnArt è una piattaforma articolata che comprende tutti i progetti che l’azienda realizza e realizzerà in Italia e all’estero nell’ambito dell’arte contemporanea. Public, Art in Global Spaces e Special Projects sono le tre macroaree in cui ZegnArt si struttura, ognuna con caratteristiche e scopi ben precisi.
E’ proprio su Public che Cecilia Canzian e Simone Menegoi, entrambi curatori, concentreranno sforzi, lavoro e creatività. Tutto si svolge intorno all’essenza fisica e valoriale dello spazio pubblico, inteso non tanto come luogo vuoto all’interno del quale conduciamo, forse un po’ per caso, le nostre vite, ma quanto invece come un contenitore all’interno del quale costruire delle relazioni e all’interno del quale riversare significati sociali.
Con Public i due curatori e Zegna guardano all’arte contemporanea come a un’esperienza capace di accendere un confronto fra culture, favorendo scambi di risorse e conoscenze tra paesi lontani geograficamente e per tradizione. Public nasce con un calendario triennale di interventi che coinvolgerà nel 2012 l’India e poi, a seguire, Turchia e Brasile. Zegna entrerà in contatto, tramite Canzian e Menegoi, con la scena artistica contemporanea dei paesi partner e commissionerà di conseguenza tre opere pubbliche, una per paese.
Gli artisti coinvolti in questo progetto verranno poi ospitati per un periodo di residency in Italia perchè lo scambio non sia solo economico e di opportunità nei confronti di paesi dove l’arte contemporanea, pur vivissima, non è ancora così vissuta, ma diventi anche motivo di inclusione all’interno di una cultura ‘altra’.
Progetto bellissimo, ammirevole e a cui faccio il mio più sincero applauso, pur pensando che, nemmeno troppo in fondo, qui in Italia l’arte è ancora troppo spesso considerata di nicchia, non sociale e nemmeno lontanamente pubblica.