In luglio è successo tutto velocemente, come al solito: ultimi sforzi lavorativi prima delle vacanze, presentazione della Guida al VAPEritivo e poi, praticamente nottetempo, partenza per l’Elba. In tutto questo bailamme sono riuscita a ritagliarmi tre-giorni-tre per andare a Venezia e adempiere a quella che spero possa ritenere nella mia vita una piacevole e sana abitudine: una visita alla Biennale d’Arte.
Venezia toglie il fiato, sempre, anche se quei canali e quei palazzi li hai già visti mille volte e anche se, altrettante, hai detto, guardandoli, una sequela di ‘wow’ praticamente infinita.
In tanti mi hanno chiesto se valga la pena di andare a vedere la Biennale: posto che non si ‘vede’ solo, ma che è un’esperienza quasi totalizzante non fosse altro che per la gran quantità di opere, installazioni ed eventi di cui godere, io direi assolutamente di sì. Se siete tra quelli che ‘l’arte contemporanea è ridicola e quelle cose le potrei fare anch’io (oppure ‘le sa fare anche mio figlio/nipote/fratello di tre anni’)’ le alternative sono due: o state a casa e godete di qualcosa che sapete di poter apprezzare, oppure lasciate dietro di voi pregiudizi e frasi fatte e vi aprite a qualcosa che può essere, senza alcun preavviso, già visto o completamente nuovo.
La Biennale si sviluppa sia ai Giardini dove ogni padiglione è dedicato a una specifica nazione (o a più d’una), sia all’Arsenale dove altri Paesi, tra cui l’Italia, espongono le opere (o l’opera/installazione) che le rappresenta in questa specifica edizione.
Per la città sono poi disseminati una serie di eventi collaterali da non perdere: quasi tutti sono a ingresso gratuito e includono sia la partecipazione di nazioni cosiddette ‘minori’ che, per varie ragioni, non hanno un padiglione dedicato negli spazi ufficiali della manifestazione, sia quella di singoli artisti o collettivi che approfittano della Biennale per promuovere la loro arte.
Nella mia gita veneziana con Enne abbiamo cercato di vedere il più possibile: le gambe ne hanno risentito (a Venezia si cammina sempre troppo!), ma occhi e spirito sono stati al contrario molto contenti.
Ci siamo ritagliati anche un paio d’ore per andare a Burano, raggiungibile da Venezia con il vaporetto allo stesso costo di un biglietto urbano (7 Euro): la traversata è stata decisamente più lunga del previsto con qualche fermata ufficialmente non preventivata (e che ha fatto infuriare chi usa i mezzi veneziani per lavoro e non per turismo), ma ne è valsa decisamente la pena. All’interno della MIA Biennale d’Arte 2013, Burano è una delle grandi opere d’arte che voglio ricordarmi.
Qui sopra trovate le foto delle opere/installazioni/Padiglioni che più mi sono piaciute e qualche scorcio di Venezia e di Burano.
P.S. un paio di consiglio food: cenate alla Trattoria Antiche Carampane e godetevi un aperitivo easy tra veneziani da Al Mercà (zona Rialto), dove i panini con il baccalà mantecato sono divini.