Sono tentata di cambiare la mia bio su Twitter che attualmente è questa. Mentre scrivo sono su un treno che da Firenze mi sta (ri)portando a Milano e credo che uno dei modi più giusti che io possa usare per raccontarmi sia “Ho sempre fretta, ma non si vede”.
Con il tempo – appunto – ho imparato a dissimulare, persino con me stessa, l’urgenza che ho di raggiungere certi obiettivi, di fare determinate cose e anche, perché no, di liberarmi di zavorre. Un paio di anni fa scrivevo questo post dedicato proprio all’importanza di prendersi il (proprio) tempo per capire le cose, per farsele scivolare addosso, per dargli (al tempo proprio) la giusta rilevanza. Me lo sono preso, non occupandomene più. Ho passato anni a vivere giusto il tempo di una giornata: sapevo dove mi sarei svegliata la mattina e benché sapessi anche dove sarei andata a dormire la sera, ciò che sarebbe successo in mezzo sembrava non riguardarmi. Succedeva e io stavo.
Ora a volte è ancora così, non lo nego, ma finalmente è tornata la voglia (che è un’urgenza vestita a festa) di fare dei programmi e di cercare di guardare più in là della fine di una giornata. Sto sistemando conti, mettendo ordine nella mia vita professionale, calmando tratti bizzarri del mio carattere che benché siano adorabili (o almeno così mi è sempre sembrato) è giunto il momento diventino meravigliosi.
Un mio amico oggi quando mi ha visto al polso questo orologio di Welder mi ha detto che da un momento all’altro sono passata da uno senza le lancette a un accessorio che invece di lancette ne ha eccome e pure belle grosse. La realtà è che ci sono arrivata con il tempo, appunto, e mica troppo poco e che ora che li conosco entrambi, il tempo del non attendere e quello del voler bruciare l’attesa – anche se a modo, so che posso avere tutto il tempo del mondo e farne, finalmente e davvero, ciò che desidero.
L’orologio che indosso (anche qui) fa parte della nuova collezione Welder Moody che basa la sua filosofia proprio sul fatto che il concetto di tempo dipende dalla percezione personale. Cambia da una persona all’altra e dipende dal proprio stato d’animo. Il vetro dell’orologio è fotocromatico, ossia riflette i colori che gli stanno intorno. Il mio è sempre scuro perché, se non è la prima volta che mi leggi, sai che il nero è decisamente il mio happy colour. Di conseguenza ciò che porto al polso rispecchia esattamente ciò che amo.
Mentre termino questo post ascolto questa canzone, ripescata nell’archivio della (mia) cultura pop.