Se pensate che l’unica schiuma della vostra vita sia quella nella vasca da bagno o quella del cappuccino la mattina al bar, sappiate che siete in buona compagnia. Nella vita degli italiani, infatti, quella della birra non ha speranza di esserci: sacrificata in nome di un bicchiere che deve assomigliare più a quello di un tè freddo con ‘in coppa’ qualche bolla di non meglio identificata fattura, la schiuma di quella che sta diventanto sempre di più la bevanda alcolica preferita da noartri viene relegata ai posti più bassi di un’ipotetica classifica di gradimento.
Se però vi dico che sabato scorso ho partecipato ai Foam Olympic Games organizzati da ILovebeer.it forse una pulce nell’orecchio ve la metto: non è che allora la schiuma sulla birra ci va? Altrimenti perchè dedicare a questa cosa tanto soffice e bianca addirittura delle ‘olimpiadi’?
L’indizio è valido e va utilizzato, fidatevi: la schiuma della birra è cosa buona e giusta. Ne ho avuta la conferma visitando il più grande birrificio d’Italia, quello di Heineken a Comun Nuovo (BG) in compagnia di altri 15 tra blogger e giornalisti. Siamo andati alla scoperta degli ingredienti e dei segreti della birra perfetta proprio là dove ne vengono prodotti tre milioni di ettolitri all’anno, ovvero 400 milioni di bottiglie e un milione e mezzo di fusti. Roba da poco insomma.
Heineken è il produttore di birra con il più alto volume di esportazioni al mondo: l’attenzione a determinate tematiche, come quella della sostenibilità ambientale (di Brewing a Better Future, il progetto di ecosostenibilità di Heineken, parlerò in un post successivo) e del consumo responsabile sono solo le ciliegine su una torta diventata enorme, ma che ha mantenuto alte qualità e affidabilità.
Siamo ufficialmente entrati in quello che nel nostro Paese ricorderemo come il momento storico di vero apprezzamento della birra: viviamo in una nazione famosa in tutto il mondo per la produzione di buon vino, eppure il 71% di noi dichiara di bere birra e per quasi il 30% è la bevanda alcolica preferita che viene consumata soprattutto a tavola (solo il 9,6%, infatti, dichiara di farlo fuori pasto).
E’ doveroso quindi mettere i puntini sulle ‘i’ e capire come consumare al meglio la bevanda che più di ogni altra viene percepita come ‘easy’ e adattabile a molti contesti e ambienti diversi tra loro. Andiamo per punti:
- la schiuma è birra (o meglio un’emulsione di CO2 e birra) e, come tale, in un bicchiere contenente la stessa, DEVE essere presente;
- il giusto quantitativo di schiuma è collegato alla frizzantezza della birra;
- la schiuma è costituita perlopiù da proteine del malto d’orzo, da resine del luppolo e dalla CO2;
- ogni birra ha la sua schiuma che dipende ovviamente dalla volontà e dalla ricetta utilizzata dal mastro birraio, ma anche dalla qualità e dalla modalità con cui viene eseguita la spillatura;
- la schiuma deve avere, per essere davvero quella ‘giusta’, cinque importanti caratteristiche: la finezza; l’aderenza (alle pareti del bicchiere); la compattezza, la cremosità e la persistenza (N.B. le birra con la schiuma più ‘duratura’ sono le trappiste e quelle di abbazia);
- per bere e gustarvi a modo una birra con la schiuma alzate letteralmente il gomito: in questo modo permetterete alla birra di ‘scivolare’ sotto la schiuma che verrà invece ‘trattenuta’ dal labbro superiore.
Esistono anche diverse modalità di spillatura (tedesca, irlandese, belga/olandese): qualsiasi scegliate sappiate che le regole da seguire sono poche, ma importanti. Una birra bella da vedere, prima, e buona da bere poi dipende soprattutto dall’abilità e dall’attenzione del bartender. Non importa andare lenti o fare in fretta, quel che conta è focalizzarsi sull’obiettivo e servire al proprio cliente una birra quanto più possibile vicina alla perfezione.
La giornata con Heineken e Ilovebeer.it ha messo alla prova le nostre conoscenze e la nostra abilità sia come bevitori (responsabili, ovviamente!), sia come bartender. I Foam Olympic Games sono stati un pretesto, divertentissimo, per capirne qualcosa di più, mettere le mani in pasta e andare dietro al bancone e diventare, per una decina di minuti, dei veri proprio esperti, pronti a riconoscere una birra dal suo profumo (sì, la birra profuma!) e dal suo sapore.
Qui trovate il mio Storify della giornata: c’è (quasi) tutto quello che è successo, colazione e pranzo compresi – ottimi anche quelli.
P.S. lo stabilimento di Comun Nuovo è pazzesco: enorme e organizzatissimo sembra una piccola città che funziona alla perfezione con regole tutte sue. E i risultati, ottimi, si vedono.. anzi, si gustano!