Venerdì mattina ho avuto a che fare con una serie di problematiche trite e ritrite (argomento banca/mutuo) che lungi ormai dal farmi incazzare mi hanno portato a considerare l’esistenza di una serie di persone che potremmo definire i nuovi Misérables. Non c’è polemica in questa affermazione, ma solo una mera constatazione della realtà . Se siete tra coloro i quali un Misérable dei giorni nostri non l’hanno mai incontrato allora non siete tra i miei amici di Facebook che hanno risposto così a un mio post:
Visto il successo della mia proposta ho deciso di rispondere attivamente alla mia stessa provocazione e quindi eccomi qui a scrivere. Va detto però che questo blog non nasce come sfogatoio (cit. Valeria – vedi sopra) e che quindi, pur di non rinunciare a parlare dei Misérables, ho deciso di abbinarli a un cibo me li ricorda.
Così, per prima cosa, sono andata a cercare sul dizionario il significato preciso del termine ‘miserabile’. Le definizioni sono più d’una. Iniziamo dalla prima: “letter. Degno di essere commiserato per la sua triste sorte, per la sua infelicità, e sim.” [fonte Treccani].
Un miserabile così inteso può essere paragonato solamente alla pastina. Pensiamoci, la sua è una triste sorte: emblema della cena della domenica sera, piatto preferito da molti ospedali e case di riposo, ma anche rimedio a malanni di stagione o gastroenteriti varie, la pastina non mette certo allegria. Vederla servita in tavola non stimola convivialità, ma solo voglia che la cena finisca, e presto.
La pastina di base non ti fa incazzare, ti intristisce. Nello stesso modo il miserabile-pastina non sarà tra quelli che ti mandano mail di fuoco, o che non rispondono alle tue. Non sarà quello che non ti paga o quello che ti tratta come se fossi la sua schiava personale. Non sarà nemmeno quello con cui diventi amicona anche se non dovresti perché i rapporti professionali è meglio che rimangano (solo) tali. E non è neanche quello che ti scarica addosso il barile delle colpe non tue pur di non prendersi una-responsabilità-una. Vi dirò di più: non è neanche quello che procrastina per negligenza facendoti perdere tempo e magari mettendoti nei casini. Il miserabile-pastina non è niente di tutto questo e proprio per questo ti fa incazzare: perché avresti voglia di scuoterlo per vedere cosa c’è dietro quel numbing perenne che, diciamocelo, dopo gli emo e la fase scazzo adolescenziale non va neanche più tanto di moda.
Nella vita di tutti noi c’è un miserabile-pastina: spesso non ce ne accorgiamo neanche, ma solo perché non dà segni di vita.
I commenti qui sotto sono aperti alle vostre esperienze con i miserabili-pastina.
La prossima settimana tocca ai miserabili-ostriche.