Un filo d’olio mi è stato regalato con la raccomandazione di tenerlo presente per un’eventuale recensione sul mio blog. L’ho praticamente divorato (e visto il contenuto non poteva che essere altrimenti) e mi è piaciuto così tanto che ora sono qui, con un’acquolina pazzesca, a scriverne.
Simonetta Agnello Hornby, con l’aiuto di sua sorella Chiara, ha tradotto in parole i ricordi della vita in Sicilia negli anni Cinquanta e in particolare quelli legati alle vacanze estive che le due sorelle solevano trascorrere con la famiglia a Mosè, nella campagna agrigentina.
Il ritmo di quello che più che un romanzo è un memoir, è scandito dagli odori e dai sapori che hanno fatto della cucina della loro infanzia un punto dal quale partire e al quale tornare, in età più matura, accompagnate dalla piacevolezza di un ricordo prima condiviso tra loro e poi raccontato a tutti noi.
Ho iniziato questo libro, edito da Sellerio, il pomeriggio della vigilia di Natale. Affamata ero affamata, come del resto mi capita di essere sempre, e la lettura di Un filo d’olio non ha certamente migliorato la mia condizione. Anzi.
Per me si è trattato di un viaggio sulla scia di sapori nuovi e sconosciuti, alcuni dei quali, a me proibiti da allergie e intolleranze (vedi tutti quelli associati alle mandorle), paiono, al gusto della mia mente, ancora più deliziosi. Altri, invece, vorrei potessero aprirmi le porte a nuovi piatti, abbinamenti e amori culinari.
Primi su tutti sono la tuma all’argentiera e la cotoletta alle melanzane. Entrambe venivano utilizzate nelle cucine di Mosè per sopperire alla mancanza di carne e alla ferrea volontà del padre di Simonetta di non acquistare pesce nè altri alimenti al di fuori di quelli prodotti all’interno della loro tenuta di campagna. Nel libro il racconto della loro preparazione e del loro sapore non solo mi ha incuriosita, ma ha anche saputo trasportarmi nelle cucine della campagna agrigentina. Anche io, per un momento, sono stata seduta al tavolo con Chiara e Simonetta e anche io ho assaporato l’attesa di un piatto inusuale durante l’anno, ma che si sarebbe poi ripetuto quasi infinitamente durante l’estate. Per me è stata una piccola madeleine, responsabile di avermi riportato alla mente sapori della mia infanzia tanto semplici quanto buoni e che avrei potuto assaporare, divorandoli, a nastro, senza stancarmi mai (cosa che, tra parentesi appunto, mi succederebbe ancora adesso).
La ricerca alla tuma è quindi per me apertissima. La tuma è “il primo pecorino senza sale, umido, elastico”, insipido e quindi adatto a essere abbinato a una grande quantità di sapori. Nel libro lo si racconta adagiato in padella con un filo d’olio, cipolla tritata, sale, pepe, origano e un po’ di aceto di vino bianco. Il mio stomaco, mentre scrivo e rileggo i passi del libro, si chiede perchè non gliene faccio assaggiare un po’ di questo sapore ancora sconosciuto. La mia testa, invece, cerca di capire da dove poter iniziare la ricerca di questa succulenza.
Le cotolette di melanzane, invece, sono più a portata di mano. Nella dieta di Mosè fungevano da degno sostituito della carne che veniva riproposta, solo nella sua forma, cucinando ad arte altri cibi.
Il viaggio che Simonetta Agnello Hornby compie e che elegantemente fa fare anche ai suoi lettori, passa attraverso la cucina, il gusto e l’arte del saper preparare da mangiare così come quella del saper apprezzare ciò che in tavola viene offerto. Ma non manca di offrirci un panorama nitido sulla società di quel tempo e in quella terra. Sui rapporti e le dinamiche che venivano creandosi tra persone appartenenti a classi sociali diverse, che si trovavano però tutte quante riunite sotto l’appartenenza a una terra, la Sicilia, che, per quanto tu possa lasciare (fisicamente), porterai sempre con te. Come le foglie di alloro che hanno accompagnato Simonetta nel suo primo vero viaggio lontana da casa e che ancora adesso, ovunque lei vada, le tengono compagnia per ricordarle sempre il posto dal quale viene.
Avevo promesso di non pubblicare fotografie di piatti da me cucinati, e non lo farò. Ma, visto che la passione per la cucina e l’amore per il cibo stanno diventando sempre più forti, ho deciso di organizzare nella mia minicasa, con la complicità di Enne, delle cene a tema riproponendo le ricette lette nei libri che qui ho recensito e che recensirò.
Qualora ne varrà la pena vi racconterò com’è andata, ponendo l’attenzione non tanto sui piatti e sulla loro preparazione, ma su tutto quello che a loro gira intorno.
E per il momento: Buon Appetito! (E Buon 2012!!)