1) Devi stare sul pezzo come mai hai fatto
La prima volta che ho messo piede al Buzzi, l’ospedale dove partorirò, partecipavo al briefing (ebbene sì) del bi-test (o translucenza nucale), un esame che viene effettuato entro il primo trimestre di gravidanza per valutare eventuali rischi di anomalie cromosomiche. Insieme a me altre 30 gravide, chi alla prima, chi alla seconda (o più) gravidanza. Tra queste ultime spiccava una donna, munita di cartelletta porta-documenti con le impegnative per tutti gli esami/visite mediche previste dall’inizio alla fine della gravidanza. Terminato il briefing, ha detto, sarebbe andata a prenotarle tutte.
Inutile dire che tra me e me (e non solo) l’ho presa in giro, dandole dell’ansiosa. Allora ancora non sapevo che ad avere ragione era lei: una delle (prime) cose che scopri quando sei incinta è che verrai spesso colta impreparata.
Per esempio: devi fare un vaccino entro la 38° settimana? Sappi che prenotarlo quando sei alla 30° – come ho fatto io – è probabile che possa esporti al pubblico ludibrio di tutti i centri vaccinali (di Milano): “Doveva svegliarsi prima (testuali parole), non c’è posto fino alla fine di ottobre”; “Perché chiama così sotto data? Avrebbe dovuto telefonare mesi fa!” e via dicendo.
Oppure: sai che in gravidanza per la maggior parte degli esami che ti vengono prescritti hai diritto all’esenzione totale? Ecco: io, ovviamente, no. Ed è così che tra un medico di base incapace di prepararmi le impegnative comme il faut (su dieci, cinque non indicavano l’esenzione) e il centro convenzionato con il SSN – l’Istituto Auxologico – che solo una volta su cinque (l’ultima) mi ha fatto notare che le impegnative erano mal formulate, ho pagato dei ticket non dovuti.
A nulla è valsa la lamentela formale inoltrata all’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’Auxologico: mi hanno risposto cortesemente, rimandando però la questione al mittente. A occuparmi delle mie esenzioni dovevo essere io, non loro. Che dire? È vero. Solo che incinta io ci sono ora per la prima volta e nel magico mondo che vorrei sarebbe bello pensare – quando stai sbagliando – di avere qualche suggerimento da chi si accorge del tuo errore. Invece no: sono sempre (e solo) fatti tuoi e chi può lucrare anche dove non dovrebbe, non temere, lo farà sicuramente.
2) La felicità – non – è una cosa semplice
In aprile, ricevuti i rassicuranti esiti del bi-test ho dato l’annuncio ad amiche e amici: ero molto felice (lo sono tuttora, eh), quasi incredula del fatto che a pochi mesi dal mio 38° compleanno mi stava capitando qualcosa di davvero lontano dalla vita che avevo vissuto fino ad allora. Per quanto sia stata una gravidanza voluta, cercata e arrivata in fretta, quando l’ho scoperta la sensazione è stata un mix tra il miracoloso e il WTF (sensazione, peraltro, che mi accompagna e mi ha accompagnato in varie fasi della mia esistenza, quindi nulla di nuovo).
Comunque, dicevo, a metà aprile ho tolto l’embargo e, telefono alla mano, ho comunicato la notizia: tra amiche che piangevano di gioia, amici che urlavano di felicità e altri che hanno espresso con partecipazione, ma in modo moderato, la loro gioia, non sono mancati i bastian contrario che alla fase di incredulità non hanno far saputo seguire quella di felicità (per me). Si contano sulle dita di una mano – e ne avanzano – ma sono bastati per farmi riflettere, ancora una volta, su come sia più semplice sentirsi capiti quando si è tristi e non quando, invece, si è felici.
Una cosa positiva della gravidanza, però, è che – se la vivi bene e di problemi non ne hai – è in grado di assorbirti positivamente le energie mentali: il “rifiuto” di questi “amici” è quindi ormai un ricordo, non bello è vero, ma comunque passato. A tutti gli altri, invece, devo sorrisi, gratitudine e gentilezza per tanto e tanto tempo: contribuiscono a rendere questo periodo speciale e a farmi sentire amata e anche molto bella (cosa che non guasta, quando il tuo corpo è sempre più simile a quello del Gabibbo).
3) La pancia fa attaccare bottone
Appartengo a quella categoria di gravide che non vengono ammorbate da troppi consigli non richiesti e/o che non sono costrette ad ascoltare racconti splatter su gravidanze e parti della “moglie del cugino di secondo grado di mia cognata”. Ho scelto con cura le persone alle quali chiedere consigli (sono poche e alle quali chiedo ben poco), ho deciso di non leggere libri sulla gravidanza, di informarmi quel che basta e di frequentare il meno possibile altre donne incinte.
Del resto il mio ginecologo, medico molto pratico, orientato a rendere le cose semplici e togliere dal tavolo qualsiasi tipo di ansia, sul tema è stato molto chiaro fin da subito: “non parli con altre gravide: siete brave solo ad alimentarvi le paranoie. Frequenti le sue amiche single o quelle che di figli non ne vogliono neanche a pagarle: continui a fare la sua vita, non pretenda di prendere una laurea in ostetricia in 9 mesi e si goda il momento”.
È però vero che la pancia fa attaccare bottone: in metro mi cedono tutti il posto (grazie amici!), spesso mi viene chiesto a che punto sono, se è maschio o femmina, ecc. e c’è anche chi, per strada, mi fa gli auguri/le congratulazioni senza neanche conoscermi. La prova che il mondo che vorrei – gravidanza a parte – potrebbe esistere davvero, se solo lo volessimo un po’ di più.
4) Il termometro della gravida è settato qualche grado più in su di quello degli altri
Persona a caso: “Quando hai il termine?”
Raffa: “Verso la fine di ottobre!”
Persona a caso: “Ah… quindi ti fai l’estate col pancione? Beh, auguri!”
Questo il dialogo medio a cui mi è capitato di prendere parte – più e più volte – tra maggio e giugno. Alla fine sorridevo sempre, una sorta di “ma cosa vuoi?” velenosissimo pensando che l’estate è estate, il caldo è caldo e che se sono sopravvissuta a tre estati consecutive tra il Caribe e il Sud Est Asiatico resistere un paio di mesi umidi e afosi tra Milano e le Marche sarebbe stata una passeggiata di salute.
Sbagliato. Erratissimo. Molta leggerezza da parte mia, ebbene sì.
Ogni giorno, da quasi 3 mesi, pronuncio una quantità indefinita di volte la frase “Che caldo!” spesso anche nelle sue varianti “Che cazzo di caldo”; “Ma che caldo c’è?!”; “Ho troppo caldo”; “Non ho mai avuto così caldo nella mia vita”; “Perché fa così caldo?!” e così via. Ho sudato così tanto che il mio corpo si è sicuramente liberato di tossine vecchie di anni. Ho sviluppato una passione viscerale per l’aria condizionata, non ho assolutamente idea di che forma abbia un maglioncino o una felpa, ho avuto il coraggio di presentarmi in ufficio con lo chignon (non legavo i capelli in città dalla tenera età di 10 anni) e anche se sono piena zeppa di cellulite appena posso scoprirmi un po’ di più lo faccio senza remora alcuna.
Sappi che se per te/il resto del mondo/meteo.it e l’app meteo dell’iPhone ci sono 30 gradi, per me ce ne sono almeno 35 – percepiti circa 45.
Quindi, sì: la prossima (??!!) gravidanza magari in inverno, grazie.
5) Esistono nuovi mirabolanti modi per spendere soldi
Macché cultura, social media management e marketing digitale! Nella prossima vita sarò magnate di una qualsiasi industria di accessori neonatali: vestiti, passeggini, ammennicoli per camerette, mobili, whatever. L’importante è che il target sia compreso tra gli 0 e i 3 anni, quel periodo di tempo in cui non è (ancora) il bambino a poter esprimere una preferenza, ma il genitore a cedere alle pressioni di un marketing di cui è conscio (come nel mio caso), ma al quale non riesce a resistere.
Ma li hai mai visti i meravigliosi, pucciosi e morbidissimi (superflui) tappeti per le camere dei neonati? E quelle mensole profonde 4 cm sulle quali non puoi quindi appoggiare nulla, ma che hanno queste irresistibili forme di nuvolette/unicorni/coniglietti/non lo so? E che dire di quelle (inutili) sneaker Nike/Adidas/Vans/ecc. numero 8? Vuoi non comprarle alla tua bambina?
Ho passato il weekend a lavare i vestiti che ho acquistato per una bambina che non è ancora nata, a rendermi conto che ho già superato il limite e a pensare, un minuto più tardi, che le mancano ancora un sacco di cose e che quegli scomodissimi jeans taglia 3 mesi che probabilmente non le metterò mai, li devo andare assolutamente a comprare.
Piccola A. ti si aspetta, ma non avere fretta ché mancano ancora due mesi e io non ho ancora scelto quale inutile e pacchiano lampadario far appendere al tuo papà in quella che sarà la tua cameretta ;).