Ti ricordi di quando certe sere non uscivi per guardare un programma in TV? Io sì. E mi ricordo anche che spesso la visione era solitaria e solo eccezionalmente in compagnia di amici. Di TV si parlava a scuola, sul treno per andare all’Università ed è stata la TV uno dei terreni sul quale scontrarsi ideologicamente: “Tu guardi il Grande Fratello > Tu sei un idiota” e così via.
Fino a non molto tempo fa si pensava che la TV sarebbe morta, schiacciata dal peso del web, dello streaming e di uno stile di vita che ci porta sempre più lontani da orari e routine. E invece con un colpo di coda la TV si è ritagliata una nuova nicchia all’interno della quale cambiare e, una volta cambiata, crescere.
Da una parte ci sono i nuovi servizi, offerti dal web e sul web basati, che offrono la possibilità di guardare la TV, o faremmo meglio a dire i programmi TV, direttamente dal computer, quando si vuole e da dove si vuole, on demand, senza bisogno di seguire il percorso obbligato (e lineare) del palinsesto, e a fronte di costi davvero esegui.
Dall’altra invece c’è la nascita e la proliferazione della cosiddetta social TV che fa del televisore uno dei due schermi grazie al quale si completa l’esperienza della visione. Il secondo (anche se spesso è il primo) è quello dello smartphone ed è attraverso Twitter (soprattutto, ma non solo) che guardare la TV diventa un’esperienza sociale e condivisa. I tweet (e non solo) marchiati con un determinato hashtag sostituiscono le discussioni in classe, o sul treno per andare all’Università. Esprimi la tua opinione, commenti, racconti in 140 caratteri cosa sta succedendo e ti confronti con chi ha sintonizzato il suo primo schermo sul tuo stesso canale, senza però essere necessariamente seduto sul tuo stesso divano. Può essere il tuo vicino o uno sconosciuto che abita a 1.000 Km di distanza.
Di social TV si è parlato alla Social Media Week con Kenyatta Cheese, pioniere della web TV e creatore Know Your Meme. Simonetta Pozzi ne ha fatto un Storify piuttosto completo dove si evince la nascita del fenomeno e la sua diffusione e se volete potete riguardare tutto l’evento qui.
Le emittenti e le case di produzione si stanno accorgendo della portata e della valenza di questo fenomeno. Non è raro, anzi è ormai la norma, che a un programma TV venga associato un hashtag ufficiale e che sia il programma stesso a invitare gli utenti a commentare (o semplicemente seguire) su Twitter cronaca e commenti su quanto sta per succedere.
In USA sono un po’ più avanti di noi, la social TV è una normalità che si estende su più livelli. I programmi hanno il loro # di riferimento, ovviamente, ma non solo: spesso, soprattutto nelle serie, a scene particolarmente significative viene associato un # che appare in sovrimpressione e che invita gli spettatori a twittare riguardo quella specifica scena, ipotizzando, per esempio, come andrà a finire. E’ il racconto del secondo schermo che si intreccia a quello del primo. E’ la storia ufficiale che ne partorisce un’altra (ne ha parlato anche Gianluca Neri in uno degli eventi della Social Media Week dello scorso lunedì – se volete potete riguardarlo qui).
La TV nel frattempo smette di essere mezzo e contenuto: lo schermo che abbiamo in salotto viene sempre utilizzato, ma accanto a esso mettiamo anche quello del computer, del tablet e dello smarphone. I servizi che ci permettono di usufruire della TV (anzi, dei programmi TV) in streaming, stanno aumentando sempre di più. Negli USA il colosso si chiama Netflix e si definisce il primo network televisivo che ‘gira’ sul web. Gli utenti che sottoscrivono un abbonamento a Netflix, per otto dollari al mese hanno la possibilità di vedere, ininterrottamente e senza pause pubblicitarie, film e programmi TV, vecchi e nuovi. Non importa dove tu sia, non importa che tu non abbia preso impegni per guardare quel programma TV di cui proprio non riesci a fare a meno: Netflix lo tiene in serbo per te, appena avrai l’occasione di potertelo gustare.
Netflix scardina del tutto l’esperienza di visione lineare che il palinsesto della TV tradizionale aveva da sempre imposto e fa ancora di più: l’anno scorso ha prodotto una serie (non so se dire ‘serie TV’) che è andata in onda esclusivamente su Netflix stessa (House of Cards). Da semplice mezzo, si è fatto anche produttore di contenuto, esattamente come un’emittente TV tradizionale. A farle concorrenza è arrivata Hulu (risultato di una joint venture tra NBC e Fox) che funziona più o meno nello stesso modo, ma che, credo, abbia meno potenza in termini di contenuti.
In Italia la situazione è ancora un po’ arretrata: alla TV tradizionale, si affianca l’offerta pay di SKY e una serie di servizi in streaming che sono ancora lontani dall’essere completi e dal sostituire del tutto la famosa visione lineare di cui si parlava poco sopra. Tra questi Infinitytv del Gruppo Mediaset e Cubovision di Telecom Italia permettono una visione on demand di alcuni contenuti o, previo abbonamento mensile, un accesso illimitato a film e serie TV.
La foto è di James Vaughan
Hanka (tipo ‘riassunto’) del post: la TV non è morta schiacchiata sotto il peso del web. E’ rinata assumendo un’altra forma e si è arricchita del racconto che chi la guarda fa sui social media. Mezzo e contenuto non sono più la stessa cosa e i servizi (evoluti) di streaming hanno rivoluzionato il concetto di visione lineare obbligato fino a quel momento dal palinsesto.