Continua la saga dei miserabili. Dopo i miserabili pastina di cui ho scritto qui, oggi tocca ai miserabili ostrica. Premetto che l’ostrica è un mollusco che io non sopporto, in tutti i sensi. Quindi l’associazione ‘miserabile – ostrica’ deriva da una mia totale insofferenza nei confronti di quella che in molti considerano una prelibatezza.
Se il miserabile pastina è il classico uomo-invisibile, quello che se c’è o non c’è è un po’ la stessa cosa, il miserabile ostrica, al contrario, è uno di quelli che si fa ricordare.
Iniziamo da quella che nel Vocabolario Treccani è elencata come terza definizione del termine: “Con tono fortemente spreg., epiteto di grave biasimo attribuito a persona che nelle sue azioni riveli bassezza morale […]. Usato da solo, in forma esclamativa (miserabile!), esprime aspra condanna, soprattutto nell’avere notizia di un’azione vile, ma può anche esprimere violento disprezzo […]”.
Di miserabili ostrica purtroppo ne è pieno il mondo. In quello del lavoro poi, non sai più dove girarti per non incontrarne uno. Il miserabile ostrica è uno di quelli che all’inizio ti ammalia con il suo (presunto) savoir faire: fa l’amicone, ti dà una pacca sulla spalla (virtuale o reale) ogni volta che crede sia opportuno farlo, ti chiama Raffa anche quando ti conosce da 5 minuti per entrare (pensa lui) subito in sintonia. E’ quello che vanta di essere onesto, quello che se la tira e che snocciola i suoi successi e la sua professionalità ogni volta che può. Per uno così dovrebbero essere i fatti a parlare, e invece si prende sempre la briga di dar voce alle parole (chissà come mai).
Questo tipo di miserabile, esattamente come l’ostrica (per me), si presenta come una persona rispettabile, una di quelle che anche se un po’ puzza alla fine poi ti piace.
All’inizio, esattamente come per l’ostrica, devi capire da che parte prenderlo: non è un piatto di spaghetti che sai da sempre come affrontare. E’ diverso, ma la sfida ti piace e pensi che anche da un tipo come lui riuscirai comunque a cavare qualcosa di positivo.
I problemi arrivano dopo: il miserabile ostrica ha esperienza e sa che mostrarsi subito per quello che è potrebbe essere rischioso. Perderebbe la sua credibilità e improvvisamente le sue quotazioni scenderebbero (cosa che capita comunque, ma dopo, quando ormai il suo lavoro è stato portato a termine). Innanzitutto il miserabile ostrica è viscido: all’inizio avevi scambiato il suo aspetto molle per una caratteristica positiva, poi avevi iniziato a sospettare che non fosse solo quello, ma è solo dopo, quando finalmente inizia a comportarsi così come il suo nome vuole, che capisci fino a che punto può arrivare.
Il miserabile ostrica parte presentandoti tutte le sue buone intenzioni (e abitudini) salvo poi cambiare rotta strada facendo: sul lavoro è il classico che scarica il barile con una nonchalance invidiabile, che fa lievitare le richieste con altrettanta facilità (e zero senso di colpa, scuse, ecc.). E’ quello che ti fa sgobbare un botto dietro le quinte e poi si prende il merito di un lavoro che lui ha avuto solo il compito di coordinare (male). E’ quello che a un riunione con te e i suoi capi si siede dalla parte del tavolo dove non sei seduta tu, che mette quelle distanze che avrebbe dovuto mantenere sin dall’inizio, che si fa bello con il tuo aspetto, che non aspetta altro che trovare una falla nel tuo operato per poi chiederti un ‘qualcosa in più’ per colmarla. Il miserabile ostrica non sa fare il suo lavoro, ma non lo ammetterà mai. Maschera la sua totale incompetenza dietro a parole che lo descrivono come il più figo dei fighi. Esattamente come l’ostrica: ne parlano tutti bene, come se fosse la prelibatezza delle prelibatezze, ma poi alla fine, quel che ha è solo una consistenza viscida e un sapore di mare.
Il miserabile ostrica si fa odiare esattamente come io odio l’ostrica nel momento stesso in cui sfiora la mia lingua e il mio palato. Ma cosa puoi fare? Sputarla? No, a te non piace fare queste cose, ti piace mantenere la compostezza e la dignità fino alla fine. Ed è solo alla fine che capisci che sarebbe stato invece più dignitoso liberartene quando ancora eri in tempo.
Non contento di farti innervosire, infatti, non soddisfatto di averti fatto perdere le staffe più di una volta, di ricorrere nei tuoi più bui pensieri notturni, quando le ansie si accavallano, il miserabile ostrica termina il suo altrettanto miserabile compito anche dopo aver finito di aver avuto a che fare con lui. Così come le ostriche mi inchiodano al water per ore dopo averle mangiate, nello stesso modo il miserabile loro compare ti fa incazzare e montare un tale scoramento tanto da ipotizzare un radicale cambio di vita. Il miserabile ostrica non molla il colpo: anche dopo aver completato il tortuoso rapporto professionale, ti insegue con richieste assurde, fatte come se fossero la cosa più normale del mondo e come se tu dovessi lui esattamente tutto ciò che ti chiede. Per mascherare, ancora una volta, la sua totale incapacità nel portare a termine il suo lavoro.
Il miserabile ostrica non ha margini per salvarsi: è miserabile dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, non ha intenzione di migliorare perché si sente l’uomo più furbo della terra, quello che alla fine ce la fa sempre. Fino a che non trova uno peggio di lui. Che lo inchioda al water per mesi, costringendolo (per davvero) a cambiare lavoro. Ma vita, quella, mai.
[la foto è di Peri Apex]