Un giorno stavo facendo le 7 del mattino tra un bar e l’altro; il giorno dopo chiedevo al ragazzo che mi piaceva (ma a cui io piacevo di più) di fermare la macchina su una strada in cui sarebbe stato meglio non fermarsi perché volevo assolutamente ascoltare una canzone di Vasco che allora adoravo; quello dopo ancora caricavo la mia migliore amica sulla macchina e andavamo a una festa lontane da casa, cantando a squarciagola e facendoci film su quello o quell’altro; passava una notte e il giorno dopo riempivo fino all’orlo la Ypsilon di mio papà e partivo, sempre con l’amica di cui sopra, per una vacanza che si è rivelata fortemente formativa, da tutti i punti di vista. Passava un po’ di tempo e mi trovavo intrufolata a Cinecittà e il pomeriggio dopo in un negozio di rettili perché il tipo che mi piaceva in quel momento era patito di iguane (se mi leggi: ciao!). Una sera conoscevo Daniele Bossari in un allora noto locale estivo di Milano, accompagnata da un amico che volevo diventasse qualcosa di più (se mi leggi anche tu: ciao!). Intanto studiavo e aspettavo che l’amore ‘normale’ (quello ci conosciamo, ci piacciamo, usciamo insieme qualche volta, ci mettiamo insieme e poi, magari sì, ci lasciamo, ma OK) bussasse anche alla mia porta.
Avevo tanti amici (che a distanza di anni ci sono ancora – beh non tutti, ma quello va un po’ da sé) e coltivavo rapporti profondi. Mi sentivo forte, libera, indipendente e speciale. Non sapevo cosa aspettarmi dal futuro: quando guardavo avanti vedevo me, sperando di rimanere quella che ero allora, sognatrice, ma coi piedi per terra, desiderosa di cose belle, spavalda, senza essere superba, sincera fino al midollo, capace di chiedere anche quando tutti mi dicevano che “è meglio di no”, ma sicura che una domanda non avrebbe mai ucciso nessuno (e, te lo giuro, è proprio così!). Ascoltavo tantissima musica, mi sentivo parte delle canzoni con cui riempivo CD su CD, bevevo come un uomo e, se una cosa poco poco mi piaceva, non mi tiravo mai indietro. Prendevo treni per raggiungere persone che avevo visto mezza volta in vita mia, scrivevo lunghe mail quando ancora le mail erano cose esotiche, imparavo intere scene di film a memoria, volevo essere Baby tolta dall’angolo, ballavo le canzoni svuotapista, ma comunque tardavo ad andare a casa, dormivo fino a tardi e mi facevo svegliare da quelle-telefonate-che-non-aspetti nel bel mezzo del pomeriggio. Non mi truccavo e non avevo borse capienti. Mi ero data un soprannome imbarazzante e per favore, chi ancora se lo ricorda, farebbe bene a dimenticarselo.
Poi un giorno ho usato tutte queste cose per iniziare una nuova vita che è durata tanti anni (7!), che si è trasformata in qualcosa di bellissimo che è durato altri 4 anni e ora mi ritrovo qui, durante il mio Secondo Momento Migliore a pensare che quella che faceva le 7 del mattino, che passava davanti a una piscina per incontrare il ragazzo dei suoi sogni di allora (…), che organizzava feste a casa cucinando come una perfetta massaia, in fondo in fondo c’è ancora. Anzi no, è viva e vegeta solo che a tutte quelle belle cose lì sopra ho aggiunto consapevolezza, un po’ di raziocinio e qualche risata in più. Che le domande le faccio ancora, ma che adesso provo un po’ di vergogna, che bevo ancora, ma un po’ (bel po’) meno, che quella canzone di Vasco mi piace ancora un sacco, ma ce ne sono altre che mi piacciono di più.
Che aspetto ancora che l’amore vero bussi alla mia porta. Non che non l’abbia già fatto, anzi, ma solo che poi se n’è andato. E che se non bussa va bene lo stesso, che gli amici da chiamare e dire “ti scoccia se piango?” e loro dicono “sei matta? con me puoi fare quel che vuoi” ci sono ancora e se hanno resistito tutto questo tempo, sono senza scadenza. Adesso, come allora, ho un’unica certezza. Quella certezza sono io, con tutto quello che io comporto, felicità, gioia, complicazione, voglia di cose semplici, un bicchiere di vino e tante risate, l’illusione di essere la protagonista di un musical e la voglia di finire ancora fradicia per un acquazzone improvviso.
Che l’essenza della vita sta tutta lì, cosa credi?
Il Secondo Momento Migliore è il nuovo romanzo di Valentina Camerini, edito da Feltrinelli, e che sto leggendo, avidamente, in questi giorni.