Qualche tempo fa, per darti un orizzonte temporale coerente con quanto scrivo qui sopra era dopo l’innominabile e nel mentre dell’ignaro, ho avuto un momento di sconforto. Chiamavo la mia amica Uol e le dicevo frasi dimenticabili come “vorrei avere un fidanzato”. Lei ha tanta pazienza e una rara capacità empatica e mi diceva che OK, ci stava, ma che forse, visti i precedenti più o meno recenti avrei dovuto fare un esercizio noioso quanto importante, ossia dirmi con parole chiare e non fraintendibili esattamente quel che avrei voluto. Volevo un uomo alto e con gli occhi verdi? Niente paura, dovevo solo dirmi “voglio un uomo alto e con gli occhi verdi”.
Solo che allora (si parla di pochi mesi fa) mi veniva più semplice dirmi cosa non avrei voluto: un buon esercizio anche questo, sicuramente opportuno per quel momento.
Poi: ieri sono andata a pranzo con Federico che prima di parlarmi delle sue ex, argomento che lui ama affrontare con me non si sa perché (già, accidenti, perché?!), mi dice che dovrei approfondire la teoria dei 101 desideri, anzi che ci dovrei scrivere un post (ma per lui dovrei scrivere un post sulla qualunque, cosa che forse sto iniziando a fare effettivamente).
Tutto si lega a questo progetto che si chiama #iovogliotour che è bello e a cui ti consiglio di dare un’occhiata.
Il tizio che ha messo in piedi questa cosa dei 101 desideri si chiama Igor Sibaldi e qui spiega bene di cosa si tratta. Brividi, non di gioia, per come chiama la disciplina di cui è portavoce, ma meraviglia per tutto ciò che viene dopo.
Il concetto è semplice o almeno così sembra: abbandonato lo spazio nebuloso dei ‘mi piacerebbe’ e dei ‘vorrei’, ci si deve riappropriare delle proprie volontà, qualsiasi esse siano. Dire a se stessi “io voglio”, in modo chiaro e univoco, senza esitazioni, timori e vergogne.
È inutile che ti spieghi cosa fare: se ne hai voglia (ché la motivazione è la chiave di volta di tutto quanto) nel video che ti ho linkato poco sopra trovi spiegazioni e regole da seguire per stilare la lista dei tuoi desideri. Apparentemente sembrano banali, ma una volta prese carta e penna o smartphone e note capirai che trattandosi di un esercizio richiede invece una discreta dose di impegno.
Dire a se stessi cosa si vuole con forza e decisione è difficile: anche tu sarai stato abituato da bambino a non pronunciare mai le paroline “io voglio”. Eppure quelle manifestazioni di volontà altro non erano che le più sincere e pure esternazioni di quel che eravamo (siamo).
Federico i suoi desideri, quelli che è riuscito a scrivere finora perlomeno, me li ha fatti leggere, anche se io pensavo che non me lo avrebbe permesso. Senza saperlo con quella – anche se minima – manifestazione di fiducia stavo depennando uno dei desideri della mia lista (che iniziata ieri sera ne conta circa 30). I desideri devono coinvolgere te in prima persona: devi volere qualcosa per te che non coinvolga la volontà altrui. La fiducia, per esempio, è un meccanismo a doppio binario: esiste – tra te e qualcun altro – solo quando sei tu (anche tu) a fare qualcosa perché ci sia.
Prima di scrivere questo post, ho mandato alla Uol il video (sì, sempre quello linkato sopra) per chiederle se questa cosa dei 101 desideri la conosce anche lei. Sono piuttosto sicura della risposta, ma voglio essere curiosa chiedendo e non assumendo.
L’anno scorso di questi tempi, quelli in cui ricominciavo a esserre felice, scrivevo un post sulle cose che mi piacciono. Oggi ne scrivo uno sulle cose che voglio: si cambia un po’, ma si resta anche sempre uguali, attaccati con le unghie e con i denti al bello, sia che lo si riconosca già, sia che, finalmente, lo si voglia. Sono cose grandi e piccole, difficili e semplici e pare che se le si voglia davvero le si riesca, altrettanto davvero, ad avere.
Io voglio regalarti tre dei miei desideri: vuoi fare lo stesso anche tu con me?
1. io voglio fare volontariato
2. io voglio imparare a fare i tuffi
3. io voglio dire cose belle alle persone a cui voglio bene