Che cosa vi hanno raccontato le vostre mamme della vostra nascita? La mia a me ne ha sempre detto un gran bene, che a un certo punto le si sono rotte le acque, che all’epidurale non ci ha neanche pensato e che dopo un po’ di travaglio e di dolore non fine a se stesso sono nata. Una bambina sana e desiderata.
Avrei potuto avere una storia migliore? Credo di no e credo che buona parte della mia quasi totale assenza di problemi durante l’infanzia e l’adolescenza sia legata (anche) a questo racconto.
Qualunque storia abbiate sentito voi, al 99% dei casi sarà stata diversa da quella che ha ascoltato Takunda, un bambino dello Zimbabwe che, primo tra tanti, ha potuto associare la storia della sua nascita a un’idea di libertà. Takunda è infatti nato sano da madre sieropositiva (quindi ‘libero’ dall’HIV) in una remota zona rurale dell’Africa Sub Sahariana.
Takunda è il bambino simbolo di Cesvi che dal 2001 lotta contro l’AIDS portando terapie farmacologiche e assistenza pre e post parto a mamme e bambini che in Zimbabwe e in Congo lottano con quella che ancora oggi è la pandemia più diffusa. Gli ultimi dati UNAIDS parlano di oltre 35 milioni di sieropositivi nel mondo. L’area più colpita è, appunto, l’Africa Sub Sahariana dove 1 adulto su 20 ha contratto l’HIV.
All’Italia il triste primato di nazione europea con il tasso di mortalità più alto associato al virus. E anche di contagi tra i giovanissimi che di HIV e AIDS magari non hanno mai sentito parlare, o perlomeno non tanto e non così seriamente. Perché se ai miei tempi la foto di Freddie Mercury emaciato e al limite dei suoi giorni mi aveva colpita più dei discorsi a casa, a scuola e in TV sul tema, ora di AIDS si parla sempre meno e quando lo si fa, mi viene da dire letti i dati, lo si fa proprio male.
Per continuare ad aiutare Cesvi nel suo impegno è aperta una raccolta fondi fino al prossimo 21 dicembre. Il link al sito dedicato alla campagna ‘Fermiamo l’AIDS sul nascere‘ è http://sononatolibero.cesvi.org.
L’hashtag associato alla campagna è #sononatolibero.