Ho assodato, dopo 10 anni di vita cittadina, che io i vicini di casa come quelli di Melrose Place, Un Posto al Sole e altri telefilm simili non li avrò mai. I miei vicini di casa mi assomigliano e quando si rintanano nelle loro tane, appunto, si rintanano. Nessuno bussa all’altro per chiedere zucchero, sale o caffè, nessuno si fa gli auguri di Buon Natale (se non via Whatsapp) e durante le riunioni di condominio hanno tutti gli occhi puntati sull’iPhone per vedere che ora è (ed è sempre troppo tardi).
Un paio di mesi fa è arrivata, due appartamenti più in là del mio, una ragazza giovane con il suo ragazzo: alle 17 di una domenica da impiegata (ovvero distesa sul divano a leggere e guardare la TV, vestita con letteralmente le prime cose trovate nell’armadio) ha suonato alla porta per chiedermi se mi andava di dividere con lei un abbonamento Fastweb. Devo ammettere di averla guardata come se fosse pazza e probabilmente lei ha pensato lo stesso di me. Un altro giorno ha anche chiesto se potevamo prestarle l’aspirapolvere (che tra l’altro non abbiamo).
Per ogni vicino sociale, ce ne sono 10 che ti salutano solo se ti incrociano sulle scale così strette da doverti far passare. Solo che poi ognuno rinchiuso nel suo loculo, si scatenano in mille attività per così dire rumorose. Nella mia vecchia casa il mio vicino aveva abitudini sessuali discutibili e non silenziose. La madre (!) soleva buttare l’immondizia sul davanzale e aspettava solo che qualcuno di noi andasse a dirle che il posto più opportuno in cui gettarla sarebbe stato il bidone in cortile.
Quelli che ho adesso da una parte sono così silenziosi che a volte ho paura sia loro successo qualcosa e dall’altra così rumorosi da chiedermi chi glielo fa fare di stare svegli tutta la notte a parlare, parlare, parlare, parlare. Che ca**o mai avranno da dirsi tutte le sante notti lo sanno solo loro.
Avere dei buoni vicini di casa migliora la qualità della vita. Una buona convivenza condominiale cambia luce alle giornate e favorisce un riposo notturno di tutto rispetto. Sarà per questo motivo che nell’era delle app e dei social media ne stanno spuntando un po’ sull’argomento (vedi, per esempio il famoso NextDoor). Favorire una coesione sociale tra le mura di uno stesso palazzo non è semplice, ma pare essere vitale.
Ampliando il proprio orizzonte oltre il pianerottolo diventa fondamentale anche una buona vita di quartiere: ottimizzare le risorse disponibili e fare gruppo può essere da una parte utile e dall’altra anche semplicemente divertente. I luoghi sono fatti dalle persone che li abitano: sembra essere questo il mood che ha spinto un cittadino milanese a creare un social di network di quartiere, ViciniDcasa.com che, lanciato attualmente solo nella zona di Pagano, a Milano, promette di mettere in contatto in modo sicuro gli abitanti di una stessa area in modo tale che possano fare rete e condividere servizi, ma anche oggetti e progetti.
Oltre a una buona amministrazione comunale e consigli di zona attenti e sul pezzo rispetto ai problemi quotidiani dei relativi quartieri, sembra quindi ormai, finalmente, diventata prassi comune puntare l’attenzione sulla partecipazione del singolo nella vita comunitaria. Un sogno (mio) che si avvera anche se, purtroppo, non credo che tutti i quartieri (vedi il mio) siano pronti a una rivoluzione partecipativa. Se poi è anche digitale si parla di fantascienza.