È un meraviglioso e fiacco pomeriggio di fine dicembre: meraviglioso (e fiacco) perché mi trovo in quel limbo tra Natale e Capodanno. Per me non è vacanza (ieri e oggi ho lavorato), ma lo è appena stata e presto lo sarà di nuovo. Mi godo quindi ancora i frutti del riposo dei giorni scorsi e pre-assaporo il gusto di quelli che verranno.
Ho pensato che fosse il momento giusto di afferrare il mio nuovo e paillettoso quaderno (dono dell’Arianna), per stilare l’elenco dei libri che ho letto (e che ho finito) nel 2018. In pratica un po’ come ho fatto con le serie qualche giorno fa.
Prima di prendere carta e penna pensavo di essere stata mediamente più pigra dell’anno scorso e invece sono rimasta piacevolmente sorpresa: ho letto 22 libri che per semplicità ho diviso in 3 macro-categorie. Le folgorazioni, ossia quei libri che mi hanno rapito cuore e testa, quello di più, l’altro di meno; le delusioni, cioè quelli che se tornassi indietro manderei direttamente al macero (o restituirei ad Amazon, per essere più contemporanea) e infine i libri-cuscinetto che funzionano un po’ come le serie della stessa categoria, ovvero come tappabuchi tra un libro e l’altro, che svuotano la testa e sono perfetti per quando devi stare all’aeroporto di Yangon per 7 ore senza poter uscire (true story).
Ti parlo approfonditamente – ovviamente – delle folgorazioni (qui non in ordine di preferenza) e al termine elenco gli altri, con pochi (o nessun) commenti:
1. L’uomo che metteva in ordine il mondo – Frederick Dackman
Ove, il protagonista di questo delizioso libro di Dackman, ha molto in comune con Walt Kowalski, il personaggio che Clint Eastwood interpreta in Gran Torino. È un burbero, odia il “diverso” da sé, è solo e sembra che il suo cuore non possa essere scalfito da niente e da nessuno. Una sua testarda ed esuberante vicina di casa lo tirerà fuori dalla sua solitudine offrendogli nuovi e gioiosi motivi per vivere.
Ho pianto. Molto.
2. L’educazione – Tara Westwood
Del memoir di Tara Westwod ho già scritto qui e ho poco da aggiungere se non che è uno di quei libri che avrei riletto anche un secondo dopo averlo finito.
3. Mr Nice – Howard Marks
Quanta è vera quella cosa per la quale a tutti (e tutto) dovrebbe essere concessa una seconda possibilità. L’autobiografia di Howard Marks, trafficante internazionale di hashish, l’ho acquistata nel 2013, iniziando subito a leggerla per trovarla però, 100 pagine dopo, di una noia imbarazzante. Qualche settimana fa in preda a una crisi di lettura (avevo infilato un libro sbagliato dopo l’altro e non sapevo come uscirne) ho tentato l’estrema soluzione ripescandola dalla libreria. Mai scelta fu più azzeccata: l’ho letteralmente divorata.
Da questo libro è stato tratto anche un film che non ho visto, ma che dubito sia in grado di restituire la lucida follia dell’esistenza di un uomo estremamente intelligente e affezionato a una vita fuori dagli schemi. Se sei un appassionato dell’Asia ti piacerà leggere com’era la vita di un trafficante di droga a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta in Thailandia, in Pakistan, ma anche a Hong Kong e a Manila.
4. Il più e il meno – Erri De Luca
Erri De Luca me lo immagino un uomo estremamente malinconico, ma magari non lo è, chissà. Questo libro è un collage di racconti del suo passato, una sorta di finestra sulla sua anima. L’ho amato molto. Non ha una vera e propria trama, ma è in grado di restituire un amore per le parole, per la riflessione e per la solitudine – perché no – che raramente si trova altrove.
5. Chiamami col tuo nome – André Aciman
Quando tutti si precipitavano sul film, io stavo leggendo il libro. Un mio grande classico: non guardare i film che tutti guardano mentre tutti guardano proprio quei film e non leggere i libri che tutti leggono nel momento stesso in cui lo stanno facendo.
Mi devo dare delle pacche da sola sulle spalle per averlo fatto: il libro è bellissimo. Mille volte più coinvolgente ed emozionante del film (che ho ovviamente visto dopo) che ho invece trovato banale e mal raccontato. Film batte libro 10 a 1, come spesso accade. Così ben scritto che l’atmosfera da campagna italiana estiva e il sapore di un amore difficile, ma bellissimo me li sono sentiti sulla pelle anche settimane dopo aver finito di leggerlo.
6. Il tempo è un bastardo – Jennifer Egan
Non leggo (quasi) mai libri di racconti: non li amo particolarmente e tendo a perdere un po’ il filo. Per la Egan ho fatto un’eccezione e anche qui, grandi pacche sulle spalle: mi è piaciuto da pazzi.
Ogni personaggio di un racconto è legato in qualche modo a quelli degli altri: è leggendoli uno dopo l’altro che puoi ricostruire la storia dell’uno così come quella dell’altro. Su Instagram commento brevemente i libri che ho letto (ci sono delle Stories in evidenza “Leggere leggère”) e finito Il tempo è un bastardo ricordo di aver scritto che difficilmente me ne sarei dimenticata.
7. Purity – Jonathan Franzen
Mi è stato consigliato da un’amica e non posso che ringraziarla. Dopo aver amato molto Le Correzioni e Libertà, lo stesso mi è successo con Purity. Più che la trama – che definirei interessante – la cosa pazzesca di questo libro è che, quando ci penso, me lo figuro proprio come se avessi visto un film: le capacità di Franzen di creare una realtà parallela sono indiscusse.
Super (super super) consigliato.
8. Non lasciarmi – Kazuo Ishiguro
Premio Nobel per la letteratura mica per niente, Ishiguro ha scritto un romanzo distopico i cui contorni si tracciano tra l’angoscia e la tristezza non senza un pizzico di speranza. La realtà di cui parla è così assurda da sembrare vera. L’angoscia che traspare sembra così vera che ti si appiccica addosso. Non è una lettura facile e non è nemmeno leggera, ma è di grandissimo impatto.
Un libro da amare molto, dall’inizio alla fine. Angoscia inclusa.
9. La più amata – Teresa Ciabatti
Ancora oggi, a distanza di mesi, non ho capito se la storia di Teresa, la protagonista del libro, è quella della stessa autrice. Se così fosse, direi wow, ma anche complimenti per essere rimasta in piedi. In ogni caso del romanzo della Ciabatti – che era candidato allo Strega del 2017 – se n’è parlato tanto e lo si è fatto a ragione.
Se non l’hai ancora letto, recuperalo. Scorre veloce.
10. L’Arminuta – Donatella Di Pietrantonio
Dulcis in fundo, il libro che ho decisamente amato più degli altri. Inizialmente snobbato per il titolo (ma grazie Arianna per aver insistito affinché lo leggessi), è tra i più bei romanzi che mi sia capitato di avere tra le mani negli ultimi due anni. “Arminuta” in dialetto abruzzese significa “ritornata” ed è quello che succede alla giovane protagonista di questo libro, ossia di ritornare nella sua famiglia biologica dopo aver trascorso la sua intera vita con quella adottiva.
È un racconto delicato, ma che arriva allo stomaco come un pugno. È la storia di una solitudine urlata in mezzo a una famiglia rumorosa. È bellissimo, super (super super super consigliato).
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Giocano in un campionato speciale Il cardellino di Donna Tarrt, un esercizio di stile lungo 900 pagine, che sono comunque felice di aver letto nonostante la fatica di doverlo finire e che consiglio solo se ami le sfide e se non temi di rimanere deluso e gli ultimi due volumi de L’amica geniale: il terzo mi è piaciuto molto, mentre il quarto non vedevo l’ora che finisse.
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Qui di seguito invece i libri-cuscinetto, piacevoli, non dei capolavori, da leggere in aereo, in spiaggia o comunque per svuotarsi un po’ la testa: Come vorrei che fosse di Gianni Fornasari; Come tracce sulla sabbia di Federico Maria Rivalta; Dentro l’acqua di Paula Hawkins; Il club dei filosofi dilettanti di Alexander Mc Call Smith; Eleanor Olliphant sta benissimo di Gail Honeyman.
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Ed eccoci alle delusioni, ossia ai miei assolutamente no del 2018: Le risposte di Catherine Lacey (una cagata pazzesca, cit.); Il giro del miele di Sandro Campani (OMG); Il senso dell’elefante di Marco Missiroli (suo ho letto anche Atti osceni in luogo privato e l’ho amato tantissimo. Dovrei leggerne un terzo per capire se Missiroli ce la fa oppure no perché Il senso dell’elefante è tremendo).
FYI ora sto leggendo questo: appena iniziato, ma che dire se non WOW?