La mia vita si divide quasi equamente in due momenti: quello del ‘mi faccio delle seghe mentali che levati’ e quell’altro del ‘decido tutto sull’onda dell’istinto’. Diciamo che i primi momenti sono andati ad aumentare nel corso degli anni, ma ora stanno subendo un drastico ridimensionamento perché qui siamo in spending review anche per quel che concerne il dispendio di energia neuronale che preferisco tenere da parte per sparare qualche cazzata in più, mentre i secondi sono da sempre ad assoluto appannaggio della sfera sentimentale (quella dell’inizio-inizio perché subentrano le paranoie del ‘ma mi vorrà davvero?’ e simili) e di quella lavorativa.
Quest’anno ho però voluto introdurre delle assolute novità nei mie ormai rodatissimi schemi mentali e non solo prenotare le vacanze estive, non solo farlo con più di tre mesi di anticipo, ma, addirittura, scegliere di fare un’esperienza mai provata prima, ossia andare in barca a vela (dove per andare significa che io salgo, parlo, intrattengo le genti, se vuoi cucino, dormo e rassetto, ma difficilmente cazzerò la randa o lascherò il fiocco). Prima che mi partisse la sega mentale dell'”avrò-fatto-bene-a-decidere-di-andare-in-vacanza-in-barca-con-tutti-sconosciuti-meno-uno-io-che-non-so-neanche-se-soffro-il-mal-di-mare-ma-che-sono -clausotrofobica-e-che-sono-anni-che-faccio-solo-ed-esclusivamente-vacanze-in coppia-o-da-sola?” (tutto detto così d’un fiato, mi raccomando), ecco che mi arriva tramite The Old Now l’invito per trascorrere un weekend (da venerdì a domenica) proprio in barca, con sconosciuti, al largo delle Cinque Terre. Quando dice che il karma ci ha visto bene, dice proprio questa roba qui.
Così, in un tranquillo venerdì pomeriggio qualsiasi, dopo aver trascinato per tutta Milano un borsone da barca che più che sacco a pelo e vestiti sembrava contenere un morto visto il peso, mi sono infilata in auto con Giulia e altri 8 sconosciuti alla volta di La Spezia. Il viaggio, organizzato da BlaBlaCar e Sailsquare, ci avrebbe visti salpare il giorno successivo (sai che di venerdì non si salpa mai? Superstizioni marinare) per raggiungere Porto Venere e poi tornare domenica a La Spezia. La partnership tra le due piattaforme si basa sul fatto che entrambe fanno della sharing economy il principio sul quale si basano: a essere condiviso è sì un bene (l’automobile nel primo caso, la barca a vela nel secondo), ma anche e soprattutto l’esperienza di viaggio. I vantaggi sono duplici: da una parte risparmi dei soldi, dividendo le spese di viaggio, dall’altro viaggi, appunto, con qualcuno che tendenzialmente prima di partire non conosci.
Non starò a raccontarti per filo e per segno il mio weekend in barca: penso sempre che i racconti minuziosi li ascolti solo la tua migliore amica e il tuo fidanzato (e il secondo, spesso, ne farebbe volentieri a meno).
Quel che ti posso dire è che passare due giorni in barca è stato bello, così tanto che tornata a terra mi mancava il dondolio dell’acqua, i piedi nudi, il vento in faccia e i capelli spettinati. Non soffro il mal di mare (e questo mi sembra già un piccolo grande traguardo) e non sono infastidita dal dover dividere uno spazio stretto con altre persone (sarà forse l’abitudine alla mini-casa ad avermi resa così tollerante). Più passa il tempo più capisco che la consapevolezza non passa dal capire tante cose, ma dal comprenderne poche davvero bene. Quel che ho capito io è che amo stare in mezzo alla gente, che conosco o che fino a quel momento avrei magari ignorato, che rido meglio di quanto piango, che i pensieri leggeri sono indispensabili per generarne di più profondi e importanti, che fare quel che si ha voglia di fare non significa necessariamente sapere quel che si vuole, ma è sicuramente un primo passo di tutto riguardo.
Sono tornata da due giorni in barca, dopo aver apprezzato sia il silenzio che solo la navigazione a vela può generare, sia il casino che 15 sconosciuti, benché adulti, possono creare quando si trovano improvvisamente insieme per la prima volta a doversi conoscere, carica come dopo 8 giorni di New York. Con un sorriso stampato che levati e con la certezza che l’ancora cala solo dove deve e che se pensi che sia un po’ incastrata o instabile, tanto vale levarla, navigare ancora un po’ e aspettare il punto giusto in cui fermarsi.
Buon vento a te e buon vento anche a me, ovunque ci porterà.
Queste tre foto sono di Fulvio Borro.