Le vacanze quest’anno sono state in montagna e contro ogni previsione sono state sorprendentemente belle. Meta scelta Livigno, proprio a una manciata di chilometri da uno dei miei posti preferiti, Bormio (ne avevo parlato qui).
Le decisioni in tema “ferie” sono state conservative: abbiamo prenotato a lockdown appena concluso e la situazione incerta ci ha fatto preferire una meta vicina che potesse scongiurare assembramenti. Andare in un luogo non del tutto sconosciuto, ma comunque non abituale ci è sembrato un buon compromesso (a sua volta inserito in una lunghissima lista di compromessi).
I nostri 15 giorni livignaschi sono stati intensi, attivi e riposanti nello stesso tempo. Se ami – anche – le vacanze in montagna, se hai figli piccoli (e anche se non li hai), se ti piace mangiare bene e se un po’ di esercizio fisico non ti spaventa Livigno è un paese da tenere in considerazione.
Di seguito trovi una lista esaustiva di come abbiamo trascorso due settimane a 1816 metri di altezza dove l’aria è pulita e sempre frizzante, il sole profuma di sole (hai presente?) e la pioggia non è mai triste come in città.
1. Tröi da li téa
Tröi è la parola valtellinese che significa “sentiero” e la “téa” è la vecchia abitazione estiva dei pastori. Si tratta quindi del sentiero che costeggia le vecchie tée, ora in parte ristrutturate. Il percorso è semplice – adatto a tutta la famiglia, ma non a passeggini (quindi in caso di figli piccoli è consigliato lo zaino/il marsupio) – e offre diverse “scappatoie” tra cui invitanti pause gastronomiche presso quelle tée ora diventati ristori.
Noi abbiamo percorso il tröi in questione due volte: la prima arrivando fino alla Téa da Borch (ottima la polenta con la salsiccia ai ferri) e poi scendendo direttamente in paese senza ritornare al punto di partenza (vale a dire il parcheggio P16). La seconda invece è stata il giorno di Ferragosto con l’unico scopo di raggiungere la Téa di Cip e Ciop dove avevamo prenotato un tavolo per pranzo (abbiamo mangiato divinamente in un posto che sembrava uscito da un libro di fiabe). Per smaltire salmì di cervo, la sempre presente polenta e gli immancabili sciatt nel pomeriggio abbiamo proseguito fino alla fermata intermedia dell’ovovia Carosello 3000 (a circa 2.300 metri di altitudine) che abbiamo poi sfruttato per tornare in paese.
2. Val Federia
Ha tutto un altro fascino, invece, la Val Federia che si trova al confine settentrionale del paese. Il sentiero che la attraversa è poco scosceso, ampio e davvero adatto a tutti (anche a passeggini da trekking). All’inizio della valle è possibile scegliere un percorso in mezzo a un bosco di larici (pianeggiante, ma tutto all’ombra) oppure quello “principale” – al quale il primo si ricongiunge all’altezza della sua metà – al sole e in leggera salita.
Entrambi i sentieri sono affollati di e-bike – le due ruote, di qualsiasi genere, a Livigno sono protagoniste assolute – che nella maggior parte dei casi, così come i camminatori, si fermano all’Agriturismo Federia, dove abbiamo pranzato anche noi. Cibo non indimenticabile, ma location piacevole. I più energici possono proseguire e raggiungere il Carosello a 3.000 metri d’altezza.
Fun fact: la valle è zeppa di marmotte. Le si vede a occhio nudo e le si sente fischiare in continuazione.
3. Val delle Mine
La passeggiata nella Val delle Mine è stata forse la mia preferita: i sentieri per attraversarla, partendo dalla zona Tresenda, sono due. Uno più divertente che costeggia un fiume e che è parzialmente in ombra (noi lo abbiamo scelto per la discesa) e l’altro più noioso e ripido, ma ampio e al sole che ahimè noi abbiamo percorso in andata per la gioia delle spalle di Nik che trasportavano zaino + bambina.
La meta di quasi tutti i camminatori è l’Agriturismo Alpe Mine che garantisce un pranzo eccellente rigorosamente a km 0, carni incluse. Volendo si può però proseguire fino a raggiungere la bocchetta che porta in Val Nera (vedi dopo).
4. Cascate della Val Nera
Tappa obbligata in una giornata di gran caldo, le cascate della Val Nera sono raggiungibili partendo dall’Alpe Vago (parcheggio P8) con circa 1 ora – 1 ora e 15 minuti di cammino. Anche in questo caso i sentieri da percorrere sono due, garantendo così, volendo, un tour ad anello: il percorso di destra è impervio, ma divertente. Quello di sinistra decisamente più dolce. Noi, tanto per stare allegri, abbiamo scelto il primo per l’andata (in realtà perché non sapevamo ancora dell’esistenza del secondo) e l’altro per il rientro a valle.
La cascata – di fatto quella che “conta” è una sola – è affascinante come tutti gli scrosci d’acqua sono in alta quota. In altro periodo avrei volentieri “pucciato” i piedi in acqua, ma le persone in fila per farlo erano troppe. Ci torneremo.
Chi non sceglie di fare il pic-nic in uno dei pratoni sulla via del ritorno, ridiscende fino all’Alpe Vago che offre un menu breve per il ristoro condividendo alcuni dei prodotti dell’Agriturismo della Val delle Mine. Noi non abbiamo trovato tavoli liberi e quindi abbiamo felicemente ripiegato alla Baita Veglia, sulla strada che riporta in paese. Poca spesa e tanta resa in una location bomboniera.
5. Crap de la Parè
Abbiamo scelto una giornata di tempo incerto – forse il giorno più freddo della nostra vacanza – per percorrere il Crap de la Parè una passeggiata rapida (circa 50 minuti) e non particolarmente difficile che dal passo Eira – poco prima di Trepalle – raggiunge un bel punto panoramico (circa 2.300 metri d’altezza) che offre un colpo d’occhio affascinante tanto sul paese quanto sul Lago di Livigno (del quale parlerò poco sotto). Il sentiero è stretto e molto affollato di mucche (!) e termina alle tre croci, ossia alla fine della via Crucis che si percorre dalla quinta stazione in poi (le prime quattro non idea di dove siano).
Tornati al parcheggio abbiamo deciso di andare a scaldarci al Fopel, un minuscolo ristoro poco prima della galleria del Passo del Gallo, su uno dei confini con la Svizzera (e che noi abbiamo percorso un giorno per raggiungere Davos. Spoiler: non ne è valsa la pena). Servizio dimenticabile a differenza del cibo, abbondante, di ottima qualità, e davvero TIPICO. Uno chef Rubio ai tempi di Camionisti in Trattoria avrebbe ampiamente apprezzato.
6. Costaccia
Un’istituzione storica a Livigno quella del Rifugio Costaccia posizionato all’arrivo della cabinovia Livigno Centro: noi l’abbiamo raggiunto partendo dalla stazione intermedia dell’ovovia Carosello 3.000 e percorrendo la montagna “in costa” fino a poterci sedere su uno dei tavoloni di legno rigorosamente al sole. Il menu è ampio, dai panini alla polenta, dai taglieri ai pizzoccheri, il servizio è rapido e cordiale.
Da qui abbiamo poi imboccato il sentiero boschivo per tornare in paese, all’altezza della Conad di via Saroch.
7. Val Alpisella – Laghi di Cancano – Val Trela
Ovvero: la follia. Che ho fatto solo per amore, sia messo agli atti. Abbiamo noleggiato due e-bike e dal centro del paese abbiamo raggiunto il Rifugio Val Alpisella, a metà del Lago di Livigno (consigliatissimo per trascorrere una giornata tranquilla e gustosa e, volendo, per gironzolare sul lago in pedalò). Da qui la strada sale (e sale e sale e sale ancora) tra boschi e terreno scosceso fino ad arrivare inizialmente al Passo di Valle Alpisella (dove si trovano le sorgenti dell’Adda) per poi invece scendere fino al primo dei laghi di Cancano (che se non hai mai visto meritano davvero).
Da qui abbiamo iniziato la risalita della Val Trela fermandoci per un veloce pasto al ristoro omonimo (gestito dall’ottimo Agriturismo Rini di Bormio) e percorrendo poi tutta la valle (il sentiero è nemico di chi soffre di vertigini) per ritornare al lago.
L’impresa ci ha portato via quasi tutta la giornata e ha contato in tutto più di 40 km: non farò commenti sulla mia performance e mi limito a riportare solo le cose positive. Il paesaggio è pazzesco: si passa dal bosco fitto, alla valle aperta e luminosa. Si costeggiano le rive scoscese di un lago azzurro incastonato tra le montagne per poi ributtarsi in un bosco ampio e soleggiato. La Val Trela ha inizialmente un che di lunare: le rocce sono rossicce, il paesaggio è brullo e vagamente ostile. Diventa poi verdissima, subito dopo aver costeggiato un torrente che scorre tra sassi piccoli e rocce sporgenti.
Il tour fatto da noi è difficile – se non impossibile – da fare a piedi: dal Lago di Livigno (o lago del Gallo) al primo dei Laghi di Cancano la percorrenza è di più di 3 ore alle quali vanno aggiunti altri 45 minuti per arrivare all’imbocco della Val Trela e da qui 4 ore di cammino per tornare al Lago di Livigno (che dal centro del paese, a piedi, dista circa 30 minuti).
Tutto ovviamente dipende da che tipo di camminatore sei e dall’ora di partenza.
Bonus track
Meritano una menzione anche:
- il Ristorante La Pioda: ambiente delizioso, piatti della tradizione preparati in modo particolarmente delizioso. Mi ha fatto IMPAZZIRE il carrello del pane;
- la mitica Latteria di Livigno per uno yogurt, un gelato o – se hai tempo – un tagliere misto – non fanno piatti caldi. Consigliato anche un giro nel loro shop dove vendono formaggi freschi, latte, burro (quello alla panna è fenomenale) e yogurt.
- Bait dal Ghet: un’istituzione in pieno centro a Livigno. Fa caldo o fa freddo la gente si mette in fila per entrare a mangiare (la cucina è aperta dal mattino alla sera). Noi abbiamo preferito l’opzione take away e non ci siamo pentiti: ci sentiamo di consigliare tutto. I prezzi sono ridicoli, le quantità pantagrueliche e la qualità ottima. Aperitivo offerto, sempre.
- Birrificio/Birreria 1816 ovvero il birrificio più alto di Europa, a 1.816 metri di altitudine, appunto. Oltre alle birre prodotte in loco (che trovi comunque in tutti i locali di Livigno) è possibile anche pranzare, cenare o fare una merenda parecchio rinforzata.